E quindi uscì a riveder le stelle. E le strisce. Quelle della bandiera America, s’intende. E possiamo aggiungere che porterà gli States fuori dalla selva oscura in cui si erano sperduti. Ebbene sì, Joe Biden, dopo essere stato vicepresidente a fianco di Barack Obama, rientrerà a gennaio nella Casa Bianca, ma questa volta da Presidente. La vittoria di Biden porta gli Stati Uniti, dopo quattro anni di amministrazione Trump, in una nuova fase. Se all’inizio della campagna elettorale sembrava impossibile per il partito democratico riuscire a battere i repubblicani nelle urne, dopo il Covid lo scenario è totalmente cambiato.
E così un uomo che già alle primarie dem era dato per spacciato, è riuscito a conquistare l’America, battendo ogni record. È infatti il Presidente più votato nella storia degli Stati Uniti, ha riconquistato stati come Michigan, Wisconsin e Pennsylvania in cui Trump aveva vinto nel 2016 e ha vinto in stati tradizionalmente conservatori come la Georgia, in cui i democratici avevano difficoltà ad affermarsi da parecchi anni. Biden porta con sé alla Casa Bianca la prima donna e di colore come vicepresidente: si tratta della formidabile Kamala Harris, 56 anni, già procuratrice generale della California e senatrice, di origine indo-giamaicana.
Joe Biden è stato proclamato presidente eletto solo quattro giorni dopo l’Election Day. I tempi si sono allungati e gli scrutini sono ancora in corso, vista l’affluenza record e il gran numero di schede elettorali inviate via posta. E sicuramente dureranno ancora a lungo, perché, vista la vittoria dei democratici, i repubblicani sono andati all’attacco, denunciando presunti brogli e ritenendo questa elezione una frode.
Come ha ben evidenziato Massimo Cacciari sull’Espresso, le istituzioni liberali sono messe in discussione proprio nel paese guida dell’Occidente. Ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale e che ha dell’incredibile: un presidente candidato ad un nuovo mandato che contesta il risultato elettorale, senza prove di brogli e si autoproclama vincitore a scrutinio appena iniziato. Un qualcosa di mai visto. Trump sostiene infatti che all’inizio dello spoglio delle schede fosse in vantaggio in tutti gli stati americani e che questo vantaggio, quasi magicamente, è andato via via a sparire in molti di essi.
Questo fatto è innegabile, ma ha una motivazione. Nessun broglio, nessun inganno. In America le modalità di voto sono molteplici: oltre che a recarsi di persona al seggio il giorno delle elezioni, i cittadini statunitensi possono votare in anticipo o per posta o, in alcuni stati, andando ai seggi anticipatamente. La prima modalità è solitamente quella preferita dagli elettori repubblicani, mentre i democratici solitamente propendono per le altre due. All’inizio dello spoglio sono scrutinate prima le schede degli elettori andati a votare il giorno delle elezioni e, solo dopo, le altre. E così si spiega il vantaggio iniziale di Trump in tutti i territori.
È da sottolineare come Biden sia riuscito a vincere una Mission Impossible: ha saputo parlare e riconquistare il voto della middle-class americana e delle donne, che non erano state convinte da Hillary Clinton nel 2016 e avevano optato per l’empatico tycoon Trump. Biden infatti, rispetto anche ai componenti del suo partito, ha capito come il cuore del problema in America fosse la disoccupazione e la caduta del ceto medio. Sicuramente i Dem hanno tratto pochi insegnamenti dall’esperienza Clinton, riproponendo un candidato dell’establishment e con poco carisma, ma che ha saputo sfruttare bene la sua immagine di vicepresidente a fianco di Obama.
A Biden e alla vice Harris spetta comunque un compito difficile per “ricucire” l’America che esce così frammentata da quattro anni di populismo al potere. I risultati elettorali parlano chiaro: gli Stati Uniti sono totalmente divisi e si distinguono in due modelli totalmente opposti sotto ogni punto di vista. Inoltre Biden deve fare i conti con la sinistra radicale interna al suo partito, che vuole contare sempre di più, mentre lui, moderato e progressista, vorrebbe includere nel suo governo anche membri repubblicani, essendo consapevole di non avere la maggioranza al Senato.
Con Biden Presidente diventano cruciali, contrariamente a quanto fatto da Trump, temi come il cambiamento climatico, la salute e la scienza, l’istruzione, le disuguaglianze economiche e sociali e il commercio delle armi. Sicuramente diventeranno più buoni anche i rapporti con l’Unione Europea e ovviamente con l’Italia, che trova da sempre negli USA uno dei suoi partner storici e migliori. Spettano all’UE e agli Stati Uniti una serie di sfide globali, dalla lotta comune al terrorismo fino al 5G e allo scontro con la Cina, che possono essere risolte esclusivamente con un’azione coordinata comune.
E Biden ha scelto al suo fianco la persona giusta, la Senatrice Harris, che è, di fatto, già entrata nella storia. Una personalità positiva, energica e multirazziale, che rappresenta l’empowerment femminile. Il sogno americano si riscopre ora giovane e donna. Si era già fatta notare alle primarie democratiche, incalzando fra l’altro proprio Biden su vari argomenti, fra cui la segregazione razziale e i suoi legami con alcuni membri del partito repubblicano. È poi diventata un simbolo e oggetto di molti meme dopo il dibattito televisivo con il vicepresidente Pence e la sua frase schietta e chiara, pronunciata col sorriso sulle labbra: Mr. VicePresident, I’m speaking.
Salita sul palco allestito per la vittoria, ha esordito dicendo «La democrazia non è una cosa garantita per sempre» e ha citato subito il leader della lotta per i diritti civili John Lewis. Ha poi aggiunto «Col vostro voto avete mandato un messaggio chiaro, avete scelto la speranza, l’unità, la decenza, la scienza e la verità». E in tailleur bianco per rendere omaggio alle suffragette e alla loro battaglia per il diritto di voto alle donne, ha concluso: «Joe ha avuto l’audacia di rompere una delle maggiori barriere nel nostro Paese ma se sarò la prima donna in questo incarico non sarò l’ultima. Spero che ogni bambina che ascolti queste parole, capisca che questo è un Paese che offre possibilità».
E chissà se, fra quattro anni, quando lo sleepy Joe (il soprannome che Trump ha dato a Biden) avrà terminato il suo mandato, sarà lei la nuova presidente degli Stati Uniti. Sarebbe una bella conquista per l’America, per le donne e non solo.
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