…e il resto del mondo cattolico si deve adattare! La storia è questa. Me la racconta un sacerdote che insegna in diverse Università Pontificie.
“Una di queste università ha scelto da poco il nuovo Rettore. Abbiamo fatto una riunione dei docenti, due mesi fa, ad abbiamo elaborato una terna di nomi. Il primo con molti voti in più del secondo e del terzo. La terna è stata valutata dalla congregazione religiosa che gestisce l’università ed alla fine, dopo ulteriori colloqui ed approfondimenti, è stato scelto il nome del prossimo Rettore, cioè quel docente primo della terna. Quindi, come da procedura, il nome è stato inviato in Vaticano. Le università pontificie, infatti, dipendono dalla Congregazione per l’educazione cattolica, che deve approvare qualunque scelta: ordine di studi, facoltà, e via dicendo, fino a validare le nomina del Rettore”.
Ebbene – prosegue il sacerdote – “del tutto a sorpresa, è stato nominato Rettore, un altro! Non il docente prescelto ma semplicemente un altro docente. Sempre della stessa congregazione religiosa, ovviamente, ma un altro nome. Bypassando noi professori e le autorità accademiche stesse. E tanti saluti a tutti”.
Sconcertante? Stupefacente? No. Si tratta di una prassi piuttosto ordinaria. Mi ricorda un racconto che mi fece un collega diversi anni fa. Quando le suore di una congregazione armena dovevano eleggere la loro superiora, il voto del capitolo generale delle suore era coordinato da un cardinale di curia e da un teologo benedettino. Le suore votarono, quindi arrivò il momento di comunicare loro il risultato. E a quel punto, a sorpresa, le suore si ribellarono. E no, dissero in coro le religiose del capitolo, noi abbiamo votato un’altra consorella, non quella che voi avete scelto! E sì, perché a quell’epoca le suore armene si erano parlate tra loro e avevano fatto i conti e sapevano chi aveva votato chi, e con grande scorno dei coordinatori del capitolo, che dovettero retrocedere dalla decisione.
Passano gli anni, cambiano i papi, tuttavia le procedure di alcuni uffici di Curia restano abbastanza uguali. Cosa dobbiamo aspettarci? In un mondo ideale, il Rettore uscente dovrebbe protestare (tanto cosa ha da perdere?) e il Rettore prescelto dovrebbe rifiutare, per fare buona figura e non cominciare male il mandato.
Naturalmente non accadrà e una volta ancora si perde l’occasione di scelte trasparenti e condivise. Ecco le vere riforme che servirebbero e con buona pace del pur famoso e istruito sociologo Giuseppe De Rita e del suo gruppo che vagheggia possibili modalità per andare a cercare il “gregge smarrito”. Ma qui, con i modi di fare appena descritti, il gregge scomparirà proprio!
PS. Non ho motivo di dubitare della storia raccontata dal sacerdote professore, perché è persona degna di fede. Ho omesso i dettagli perché non servono, è il significato della vicenda che conta…
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