La rinascita di Roma si aiuta anche col rifare il look ai suoi tantissimi formidabili monumenti, testimonianze di tutte le epoche. Compresi quelli meno famosi e conosciuti al grande pubblico. In questo grande sforzo, che deve essere collettivo, a difesa del prestigio della Capitale, anche la Guardia di Finanza è voluta scendere in campo e dare il proprio contributo. Cominciato nel 2016, sotto l’egida dell’allora Comandante Generale, Giorgio Toschi, il lavoro di recupero del Forte Aurelia, una delle caserme storiche delle Fiamme Gialle della Capitale, è proseguito sotto la convinta ed entusiasta guida dell’attuale Comandante Generale, Giuseppe Zafarana.
Il Forte Aurelia, la cui progettazione e costruzione sono state avviate nel 1877, è uno dei primi ad essere stato realizzato tra i 15 forti – e le 4 batterie – che costituiscono la cosiddetta cinta del “Campo trincerato di Roma”, anello che si sviluppa per 37 km, posto ad una distanza di circa 4-5 chilometri dalla cinta delle antiche Mura Aureliane e realizzato per dotare la nuova capitale d’Italia di un più adeguato sistema difensivo. Ubicato all’interno della caserma “Cefalonia-Corfù”, sede di alcuni Reparti del Comando Regionale Lazio della Guardia di Finanza, il manufatto, appartenente alla tipologia dei forti c.d. di tipo “prussiano”, è una vera e propria testimonianza di architettura militare, di significativa importanza sia sul piano culturale, sia in un’ottica di interrelazione con la zona urbana circostante. Nell’ambito del sistema del Campo trincerato di Roma, il Forte Aurelia Antica ha una storia carica di significato, sia per la rilevanza strategica della sua posizione, rispondente alla più probabile direttrice di attacco di un ipotetico esercito invasore, già seguita dal corpo di spedizione francese nel 1849, sia per le vicende che lo hanno visto più volte cambiare nel tempo destinazione d’uso e funzione sociale, rivolte anche al servizio della città.
Anche la Codacons, tramite il suo Presidente Carlo Rienzi, ha dato voce al desiderio delle Fiamme Gialle che questa opera riceva il meritato successo dall’indice di gradimento del FAI, il Fondo Ambiente Italiano, per farlo eleggere come uno dei luoghi del cuore del nostro Paese.
Il perché di questo impegno, lo abbiamo chiesto al responsabile del progetto, che è il Generale di Corpo d’Armata Bruno Buratti, Comandante Interregionale della Guardia di Finanza per l’Italia Nord-Orientale.
Perché da Venezia, sede del suo comando, è proprio lei che coordina il lavoro di recupero del Forte Aurelia a Roma?
Perché progetto di recupero che interessa il Forte Aurelia e, più in generale, l’intero sedime della caserma Cefalonia-Corfù che lo accoglie, è stato avviato nel 2016. In quel periodo, era emersa la necessità di intervenire con lavori di manutenzione straordinaria su alcuni degli edifici presenti nel perimetro della caserma. In qualità di Comandante Regionale Lazio pro tempore mi interessai alla questione, rilevando come nel corso dei quasi 60 anni di utilizzo da parte del Corpo, il manufatto storico, presente al centro dell’area interessata, dopo essere stato inizialmente asservito ad esigenze connesse con le attività logistiche che lì venivano svolte, fosse poi progressivamente caduto in disuso, per essere utilizzato essenzialmente come deposito di materiali vari, con conseguente perdita della sua identità e della stessa percezione spaziale delle sue architetture.
È stata quindi favorevolmente valutata l’opportunità di effettuare un intervento di carattere generale sull’intero compendio militare, tale da far riemergere il Forte e, al tempo stesso, riorganizzare razionalmente le porzioni destinate a polo alloggiativo e logistico-operativo che lo circondavano.
In tale contesto, mi è stato affidato l’incarico di sovrintendere e coordinare gli interventi di recupero e riqualificazione del sito in qualità di Responsabile di progetto della Guardia di Finanza per l’organizzazione ed il coordinamento delle iniziative rivolte alla creazione di nuovi poli museali ed alla complessiva valorizzazione del patrimonio storico ed architettonico del Corpo.
Perché la Guardia di Finanza tiene così tanto a questo sito, per il quale ha ricevuto anche l’endorsement del Codacons, la principale associazione di protezione dei consumatori?
Si tratta di un manufatto militare di importante valore storico ed architettonico, che si trova esattamente al centro degli spazi occupati da una caserma del Corpo. In particolare, è uno dei primi, forse il primo, ad essere stato realizzato tra i 15 forti (e le 4 batterie) della cinta del cosiddetto “Capo trincerato di Roma”, anello difensivo che, all’indomani della Breccia di Porta Pia, fu edificato allo scopo di proteggere la nuova Capitale del Regno da possibili attacchi, alla stregua delle numerose opere fortificate realizzate a difesa dei confini alpini e delle coste nonché dei centri strategici nazionali.
Si tratta quindi di una testimonianza preziosa e significativa della storia d’Italia e della città di Roma della fine dell’800, di cui, tuttavia, si è progressivamente persa la memoria. Quasi tutti i romani conoscono i toponimi dei Forti di Roma (Forte Aurelia, Forte Boccea, Forte Trionfale, Forte Prenestino ecc.), ma ben pochi sono consapevoli che dietro questi toponimi esistono strutture fortificate vere e proprie, all’interno della città.
La Guardia di Finanza ed il suo Museo Storico vedono in questa importante progettualità l’occasione di portare all’esterno i valori di storia, cultura e legalità che il Corpo si onora di tramandare, superando il limite fisico delle mura che cingono luoghi ordinariamente non accessibili alla collettività, in un processo di apertura alla fruibilità da parte della cittadinanza, consentendo a quest’ultima di riappropriarsi nella quotidianità di contesti ricchi di tradizioni, che costituiscono il patrimonio civile e culturale del nostro Paese.
Cosa significa per la Guardia di Finanza in generale, e per il Forte in particolare, essere nella lista FAI?
L’inserimento del Forte Aurelia nella lista FAI – I luoghi del cuore è innanzi tutto motivo di orgoglio. Le immagini presenti sul sito, che mostrano porzioni del Forte già recuperate, testimoniano una tappa importante del lavoro di restauro e riqualificazione ancora in itinere. È come un “gigante addormentato” (e da tutti dimenticato) che torna a mostrarsi dopo essersi risollevato dall’oblio, per tornare a raccontare la sua storia, che è parte integrante della storia di Roma capitale d’Italia.
È un passaggio significativo nell’ambito di un progetto più ambizioso, del quale l’iniziativa sostenuta dalla Guardia di Finanza vuole costituire il volano: l’auspicio è che anche gli enti gestori degli altri forti di Roma seguano l’esempio, prendendo coscienza che un “sistema dei forti” ha un valore significativamente molto più grande di quello del singolo sito. Si pensi ad esperienze analoghe sviluppate con successo nel nord Europa, dove la costituzione di reti di siti fortificati ha consentito di realizzare circuiti di visita che ogni anno registrano decine di migliaia di presenze.
Sabato 31 ottobre, solo un centinaio di voti sono andati al Forte, ponendolo al al 1141* posto. Ma oggi, grazie anche all’appello del Codacons, ne avete già 428 e siete saliti al 384° posto. Con quali argomenti vuole convincere i cittadini a votarlo preferendolo ad altri siti prestigiosi nel sondaggio FAI?
Un centinaio di voti nelle prime 24 ore dopo la pubblicazione sul sito credo sia una buona partenza. Sino ad ora, i voti sono cresciuti di un centinaio al giorno e confidiamo di poterne raccogliere ancora molti altri.
La progettualità che interessa il Forte Aurelia prevede che esso, vera e propria testimonianza di “archeologia industriale”, accolga un centro culturale polifunzionale, nell’ottica di recupero della sua valenza sia sul piano culturale che, soprattutto, della interrelazione con la zona urbana circostante. I locali di Forte Aurelia, che hanno subito diversi riusi nel corso della loro storia (sede di reparti dell’esercito, centro sfollati, ospedale della Croce Rossa ecc.), racconteranno la affascinante storia del Forte, oltre ad ospitare mostre temporanee, eventi istituzionali ed altre iniziative di carattere culturale.
Ma non solo. È opportuno che tutti sappiano che i 15 forti e le aree circostanti sono collocati all’interno del tessuto urbano della città di Roma, coprendo porzioni di territorio significative che, complessivamente, si estendono per circa 170 ettari, per una dimensione complessiva quasi pari a quella di Villa Doria Pamphili (184 ha), uno dei principali polmoni verdi della Capitale.
Recuperare i manufatti storici, renderli fruibili, significa restituire spazi alle comunità di quartiere e consentire loro di recuperare la memoria di luoghi carichi di storia.
Confido che tali argomentazioni, unitamente alla suggestione dei suoi ambienti (per ora solo parzialmente svelati dalle immagini pubblicate), possa indurre tanti cittadini a esprimere sin dalle prossime settimane una preferenza per il sito di Forte Aurelia.
Come diventerà il Forte dopo i lavori? E chi ne beneficerà maggiormente?
L’obiettivo del progetto in via di realizzazione è di dare ampio risalto al manufatto storico, destinato a sede museale/espositiva, potenzialmente in grado di porsi quale importante luogo di aggregazione e creare valore a beneficio del contesto territoriale in cui è inserito.
I lavori in corso di esecuzione stanno riportando alla luce il grande fossato perimetrale – profondo 7 metri e largo 5, per uno sviluppo di quasi mezzo chilometro – che delimita il Forte, che era stato in precedenza completamente interrato per recuperare spazi all’interno dell’area della caserma.
L’80% degli edifici realizzati in maniera disomogenea nel corso del tempo intorno al Forte sono stati recentemente abbattuti, per recuperare l’originaria percezione spaziale del manufatto. La corrispondente cubatura sarà solo in parte riutilizzata per ricollocare edifici necessari alla funzionalità della caserma, con profili ed in posizioni tali da non impattare sul compendio storico.
Al termine degli interventi, le aree funzionali presenti all’interno del perimetro della caserma Cefalonia-Corfù (polo alloggiativo, polo logistico-operativo, polo culturale) saranno autonome e accessibili tramite ingressi indipendenti.
L’accesso al Forte Aurelia sarà a vantaggio dell’intera collettività, a partire dalla comunità residenziale circostante, che potrà fruire di spazi che per loro natura erano inaccessibili al pubblico.
Quale è l’impegno finanziario della Guardia di Finanza in questo progetto? E chi altro partecipa al suo finanziamento?
Si tratta certamente di un importante investimento, di carattere pluriennale, che ha ad oggetto il manufatto storico, ma anche l’ampliamento dell’attuale polo alloggiativo, oltre alla riedificazione di immobili destinati ad ospitare uffici con funzioni logistico-operative, per una superficie totale interessata dai lavori di quasi 6 ettari, metà dei quali relativi al Forte ed al suo fossato.
Voglio sottolineare come la progettualità, portata avanti sotto la supervisione e con la collaborazione della Soprintendenza capitolina e l’importante contributo operativo del Provveditorato alle OO.PP. del Lazio, Abruzzo e Sardegna, è anche oggetto di attenzione e supporto da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
Gli interventi, oltre che essere improntati al rispetto e alla tutela di beni di rilevanza storica, sono stati pensati secondo una visione “green”. Tutti i nuovi edifici saranno infatti realizzati secondo una concezione di riduzione dell’impatto ambientale, sfruttando le moderne tecnologie sul risparmio energetico.
La GdiF ha altri progetti di questo tipo in Italia?
La Guardia di Finanza ha sottoscritto, nel giugno 2019, un protocollo d’intesa con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, basato su una duplice direttrice:
di tipo operativo, allo scopo di prevenire, ricercare e contrastare le violazioni in danno degli interessi economici e finanziari dello Stato e dell’Unione europea connessi alle materie di competenza del MiBACT e, in particolare, alle misure di sostegno e finanziamento;
e sul piano della tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio storico, artistico e architettonico della Guardia di Finanza.
In tale contesto, relativamente al secondo dei profili evidenziati, è stato avviato un censimento degli immobili di interesse storico artistico in uso al Corpo, definendo una lista di cespiti di particolare rilevanza, per i quali, secondo un determinato ordine di priorità, saranno avviati mirati interventi di recupero conservativo finalizzati anche alla fruibilità da parte del pubblico.
Un altro esempio è quello di Palazzo Corner Mocenigo a Venezia, sede del Comando Regionale Veneto, presso cui è stata recentemente inaugurata una delle sedi distaccate del Museo Storico della Guardia di Finanza, messo peraltro a disposizione per le giornate FAI del 24/25 ottobre u.s.. Prossimamente, sarà perfezionata una convenzione con la Fondazione Musei Civici di Venezia, cui fanno capo alcuni tra i più importanti poli espositivi cittadini, a partire da Palazzo Ducale in Piazza San Marco, per l’inserimento a pieno titolo della nostra sede negli itinerari culturali della città lagunare.
© Riproduzione riservata