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La diretta tv dei funerali di Berlusconi corona il percorso dell’ideatore della Politica Pop

Giornalista
La diretta tv dei funerali di Berlusconi corona il percorso dell’ideatore della Politica Pop

È il 31 gennaio 2007 e il quotidiano di Eugenio Scalfari pubblica una notizia bomba in prima pagina: “Veronica Berlusconi: mio marito mi deve pubbliche scuse”.

Si tratta di una lettera aperta di Veronica Lario al marito, in cui la donna lamenta alcune battute rivolte dal leader di Forza Italia a donne presenti alla cena di gala in onore della cerimonia di consegna dei Telegatti. Il giorno dopo, 1 febbraio 2007, la risposta di Silvio viene ripresa da tutte le testate. Sì perchè, a scapito degli antichi proverbi, nell’Italia del Cavaliere i panni sporchi si lavano in piazza e non in casa. E dalla piazza arrivano nelle case di tutti noi, attraverso uno schermo. Quello della televisione prima, dei social media dopo. Non è un caso, infatti, che Berlusconi sia il padre della televisione commerciale, con cui si afferma il primato dell’immagine sul contenuto.

Ecco la sua rivoluzione. Ecco la “politica pop”. Grazie ai mezzi di comunicazione di massa, storie e personaggi appartenenti al territorio della politica diventano una realtà familiare e quotidiana, distaccandosi dalla dimensione di complessità e autoreferenzialità tradizionalmente assegnata alla sfera politica. Sono tema di curiosità e interesse della gente comune, argomento di dibattito pubblico e fonte d’intrattenimento al pari dei protagonisti del mondo dello spettacolo. L’oggetto della comunicazione di Silvio Berlusconi, del resto, prima ancora di un programma elettorale, sé stesso, con le sue gaffe, il suo look, le sue barzellette, le sue esibizioni, e il suo linguaggio popolare. Un super leader di massa, potremmo dire, ovvero un normale cittadino che grazie alle sue doti eccezionali ha raggiunto il successo.

La somiglianza tra il leader di Forza Italia e un italiano medio giustifica possibili errori. D’altronde, chi di noi non ha conflitti d’interesse? A chi non capita di venire meno a promesse fatte? Chi può assicurare che non verrà mai coinvolto in un guaio giudiziario? Quanto alle leggi ad personam, chi non ne usufruirebbe qualora ne avesse la possibilità? Il Cav con autenticità riesce a guadagnarsi complicità. Un marchio camaleontico, dice Beppe Severgnini, abile ad adattarsi all’ambiente e immedesimarsi nell’interlocutore di turno. Macho con Putin. Affabile con Merkel. Conservatore con Bush. Liberale con Obama. Europeo a Bruxelles, euroscettico a Londra. Filoisraeliano a Gerusalemme, filoarabo al Cairo, filoiraniano a Teheran. Semplice con Zapatero, cosmopolita con Sarkozy. Anche chi non lo ama, lo comprende, perché Berlusconi, se non fosse per il reddito, è uno di noi.

Ma c’è di più. Al centro della narrazione, non c’è soltanto B. mente, ma anche B. corpo. Berlusconi è sempre stato ritratto dai mass media impegnato nella cura del proprio corpo, attraverso una sana dieta alimentare e un costante allenamento fisico, con qualche ritocchino qua e là. Non a caso, esiste un legame tra l’attenzione al corpo e la propaganda politica. Come dimenticare il comizio in Sicilia, durante il quale invitò sul palco il medico di fiducia, il noto dott. Scapagnini, a misurargli la pressione, perché stava provando “un’emozione troppo grande”? Un leader forte fisicamente, lo è pure intellettualmente e politicamente. Un leader fragile, al contrario, riflette l’indebolimento del progetto che passa attraverso di lui. Perciò i politici, a differenza degli uomini comuni, non possono permettersi di ammalarsi; un leader malato è già ombra di se stesso, perché se da un lato il vigore fisico rimanda all’idea di potenza, dall’altro la malattia diventa il segnale che la fortuna non lo sostiene più.

Ne consegue che la malattia sia un segreto da custodire, da tener lontano dai riflettori del palcoscenico. Quando Berlusconi si ammala, preferisce mantenere la riservatezza, a costo di assentarsi dalla scena pubblica, anche per evitare, perchè no, un’ipotetica strumentalizzazione del suo precario stato di salute da parte degli avversari, salvo non uscirne del tutto indenne, in quanto da sempre l’esposizione mediatica è un’arma a doppio taglio.

E veniamo all’oggi. Tante le polemiche sulla diretta tv dei funerali del Cavaliere, che hanno tenuto incollati allo schermo con il fiato sospeso milioni di italiani. Talmente tante da andare al ballottaggio con quelle sulla proclamazione del lutto nazionale. Eppure, se su quest’ultimo argomento è non solo legittimo, bensì doveroso dibattere – che Dio benedica la battaglia delle idee! – non vedo ragione per disapprovare l’ultimo saluto al Cav in mondovisione.  Anzi, a me pare niente altro che la chiusura di un cerchio. Il puro e lineare coronamento di un percorso: privato e pubblico. E’ la democrazia del privato, come la ben definisce Ilvo Diamanti, dove i fatti personali e familiari del leader diventano di pubblico interesse, non perché siano di interesse pubblico, ma perché interessano al pubblico”.