Non fatico ad ammettere che tra le restrizioni delle libertà personali connesse alle misure di contenimento del contagio da Coronavirus quelle che più mi sono pesate sono state quelle relative all’impedimento di frequentare i luoghi della cultura, della riflessione, della formazione e del confronto fra uomini ed idee. Le innovazioni tecnologiche di cui disponiamo ci hanno consentito di patire molto meno gli ‘impedimenti pratici’. Penso ad esempio al ‘rito’ del fare la spesa al supermercato. Ed anzi ci hanno fatto scoprire alcune comodità organizzative, a cominciare dalla spesa a domicilio, che molto probabilmente continueremo a sfruttare anche nel periodo post pandemia. Quel che, invece, la tecnologia non è riuscita a sostituire è l’atmosfera dell’incontro, del confronto e delle idee che la freddezza delle piattaforme digitali consente sì di trasmettere a numeri amplissimi di individui ma non allo stesso modo in cui può accadere all’interno di una scuola, di una Università, di un teatro o di una Chiesa. Luoghi in cui l’afflato umano delle emozioni e delle sensazioni si respirano nell’aria e nutrono il nostro cervello in maniera non facilmente surrogabile dalle tecnologie ‘a distanza’. In particolare il mio sistema di valori cattolici è stato messo a dura prova dall’arrendevolezza unanime della politica e della società civile rispetto alla privazione anche del diritto di culto. Si sarebbero potuti trovare numerosi strumenti per garantire, nella massima sicurezza, la celebrazione della Messa e di tutti i riti religiosi che il nostro pluralismo confessionale per fortuna consente.
La Chiesa deve aprirsi a nuovi luoghi e nuovi spazi e cercare di riuscire a parlare ai giovani – Nella prima domenica della cosiddetta Fase 2 mi ha molto colpito ‘respirare’ l’entusiasmo di quanti, dopo aver provato l’interruzione della ritualità domenicale, hanno riscoperto l’ingresso in una Chiesa non più come una ‘abitudine’ ma come una grande occasione di riflessione e di confronto prima decisamente sottovalutata. Molto spesso è la privazione che ci offre le maggiori consapevolezze valoriali. E questa bella sensazione mi ha fatto riscoprire un’idea di ‘apertura’ della Chiesa che ho sempre auspicato sin da ragazzino e che ora ritrovo anche nelle parole di Papa Francesco. L’idea di una Chiesa che si apra finalmente e pienamente al mondo esterno. Non solo metaforicamente ma soprattutto concretamente. Scendendo nelle strade, nei vicoli, nei parchi e perché no andando anche sulle spiagge. Sarebbe un passo fondamentale anche e soprattutto per avvicinare finalmente i giovani non tanto semplicemente ad una fede ma soprattutto al confronto con un sistema valoriale spesso trascurato perché immaginato esclusivamente come un dogma ma che in realtà corrisponde a quei valori del diritto universale (dall’onestà all’uguaglianza, dalla solidarietà alla tolleranza) che oggi sarebbero fondamentali per ricostruire, innanzitutto nelle sue fondamenta civiche e culturali, un Paese decisamente provato da un punto di vista economico, sociale e morale. Le discussioni sulla movida ‘distruttiva’ dei giovani, fatta di eccessi (di rumori, di alcool, di droghe e di sfrontata elusione di ogni regola) e priva di occasioni di dialogo e di confronto mi hanno fatto pensare che non ci sarebbe luogo migliore per tornare a costruire idee e pensieri di quello in cui lo spirito è per eccellenza chiamato alla riflessione. È evidente che se la Messa viene erroneamente percepita come un rito freddo ed imbolsito difficilmente i giovani del Terzo Millennio vi si avvicineranno. Ma se la Messa torna ad essere una ‘festa’ di gioia, di musica, di dialogo, a quel punto il discorso può cambiare. Soprattutto se la Messa diventa uno degli anelli di un sistema più ampio di riscoperta dei luoghi aperti ed aperti alla riflessione.
La Messa può essere l’occasione per una “Festa delle Idee” in cui possono ritornare a confrontarsi anche generazioni diverse – All’Anfiteatro Campano, nella città di Spartaco, mi è capitato di ascoltare quegli eccessi di intellettualismo nocivo, per fortuna abbastanza datato, che consideravano una profanazione di un ‘tempio’ della cultura l’apertura di un ristorante in un sito archeologico. Eppure ho visto persone che per mangiare una pizza hanno scoperto con sincera curiosità, seppur per caso, un luogo di cultura prima per loro sconosciuto. E allora non trovo una profanazione immaginare che dei ragazzini possano essere radunati in spiaggia per giocare a pallone e poi invitati a Messa in un angolo del Lido. Non trovo una profanazione che dei giovani possano andare a Messa in un grande parco immaginando che poi si possano sedere insieme, bere un bicchiere di birra e provare a parlare anche di temi ‘alti’. Ed è per provare a dare un segnale concreto di attuazione di questo mio pensiero che ho messo gratuitamente a disposizione “La Locanda del Borghetto”, un Agriturismo con ampi spazi all’aperto nel cuore della città di Roma. In quegli spazi sabato 20 Giugno a partire dalle 18.30 ho pensato di organizzare (con ingresso libero) una “Festa delle Idee”, con una messa che sarà seguita da un apericena (per usare lo slang dei ragazzi) senza musica ‘a palla’ ma con la possibilità di tornare a parlarsi ed ascoltarsi. Forse sarà l’occasione per qualche ragazzo che considera ‘da sfigati’ andare la domenica mattina a Messa di pensare che anche una Messa possa far parte di una serata ‘figa’.
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