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La morte di Prigozhin e il BRICSolage politico: il tentativo di Putin per garantire la Russia davanti al mondo

Giurista, saggista, editorialista
FILE – Yevgeny Prigozhin, top, serves food to then-Russian Prime Minister Vladimir Putin at Prigozhin’s restaurant outside Moscow, Russia in Nov. 11, 2011. Kremlin-connected businessman Yevgeny Prigozhin kept a low profile over the years, but he has been increasingly in the spotlight recently. He has admitted that he is behind the Russian mercenary force that reportedly has been involved in conflicts around the world, including Ukraine. (AP Photo/Misha Japaridze, Pool, File)
FILE – Yevgeny Prigozhin, top, serves food to then-Russian Prime Minister Vladimir Putin at Prigozhin’s restaurant outside Moscow, Russia in Nov. 11, 2011. Kremlin-connected businessman Yevgeny Prigozhin kept a low profile over the years, but he has been increasingly in the spotlight recently. He has admitted that he is behind the Russian mercenary force that reportedly has been involved in conflicts around the world, including Ukraine. (AP Photo/Misha Japaridze, Pool, File)

Nel perfetto stile enigmatico/rebus/indovinello/ecc. Della tradizione sovietica tutte le agenzie principali del mondo stanno riportando la notizia che ha dell’incredibile: la morte del capo della Wagner ad opera militare russa.

Partiamo da un presupposto: se io sono Putin e voglio eliminare politicamente Prigozhin non ho bisogno di abbattere un jet privato (nel quale oltre al capo della Wagner sembrerebbe ci fossero anche il vice e forse dei civili)”.

Consideriamo un altro presupposto: sempre se sono Putin e se voglio annettere la Wagner come forza-costola ufficiale dell’esercito moscovita, non ho bisogno di uccidere né uno né l’altro con il rischio di martirizzarli con l’effetto che i gruppi fuori dalla Russia potrebbero non riconoscere in Putin il riferimento post Prigozhin dal momento che, ad esempio, quelli nei suoli africani sanno bene che il futuro è un mano cinese.

Terzo ed ultimo presupposto: se sono Putin e voglio ottenere il primo e il secondo risultato destabilizzando tutti i quadri, così creando l’effetto che si faccia capo implicito alla presidenza russa, investo su una spinta mortale del comando dei soldi e della strategia che i gruppi Wagner da soli (sia presenti in Russia che all’estero) non possono reggere nel breve periodo.

A tutto questo c’è un elemento di valutazione da aggiungere e da non sottovalutare: che se sono Putin e voglio tutto ciò, se sono davvero forte e ho tutte le risorse energetiche, monetarie, valutarie, ecc. del mondo riciclo il mio ex consulente alimentare dell’esercito russo (appunto Prigozhin) in altro, sotto altro nome, sotto altro aspetto. Insomma sotto mentite spoglie.

Questo, per la sopravvivenza dell’idea stessa dello Stato russo (che da quando esiste il KGB vive di vero falso, falso vero, falso a metà, vero a metà, ecc.), è un sistema efficace per mantenere in vita un certo tipo di potere, ma è un modello destinato a incriccarsi su sé stesso.

Aggiungiamo alcune domande su cui riflettere che si innescano da questo momento in poi: con la morte di Prigozhin la Wagner si ritira dall’Ucraina? Putin ha così la possibilità di uscirsene per errori strategici non legati alla sua valutazione diretta? La Bielorussia, non potendo servirsi più del parafulmine sottotraccia wagneriano, è destinata a cadere definitivamente nella mani di Mosca?
Il Brics che vorrebbe lanciare una moneta unica tra paesi dipendenti dall’occidente e soprattutto dislocati a km di distanza continentale che incidenza può avere nella partita Ucraina (per il definitivo cessate il fuoco)?

Un pensiero potrebbe aprire ad una sintesi. Putin, il giorno dell’avvio dell’operazione speciale, aveva ragione su una cosa: la Russia senza la guerra sarebbe crollata come sistema di potere.
La Russia senza l’intestazione mondiale di una resistenza contro l’Occidente (fatto passare per “infedele”) non avrebbe potuto alzare la posta della leadership militare contraltare alla Nato da spendere poi sul tavolo Brics (nella velata idea putiniana che una sistema economico nuovo senza difesa comune non regge; ma così non è basti vedere l’Unione Europea).

Il punto rimane solo un altro.
Se del mandato di arresto internazionale Putin non si cura, figuriamoci se l’Occidente possa curarsi della verità sulla morte o meno di Prigozhin al quale Putin stesso potrebbe, ora più che mai, addossare le colpe totali dell’invasione ucraina.

Se la Russia vuole salvarsi ed accreditarsi davvero agli occhi del mondo ha una sola strada: pagare per i crimini commessi e contribuire, in pace seria, al destino del mondo.
Diversamente il vortice dello spionaggio e controspionaggio interno ed esterno non esclude il ripetersi di una nuova capitolazione alla “Dresda”.

All’Occidente conviene la fine esistenziale di Putin?
Certamente no in questo momento.
Ma neanche la sua pendenza politica difronte alla violazione del diritto internazionale.
La differenza tra le due cose sta nel fatto che la vita di una persona è limitata, il diritto internazionale va oltre tutti i capi del mondo.

Ci vorrà tempo, ma se la morte di Prigozhin è vera: o Putin si arresta o Putin rischia il tutto per tutto davanti al presunto nuovo ordine mondiale che vorrebbe portare avanti con il Brics.

Una sorta di BRICSolage politico.
Nel frattempo a Mosca, di certo, non è serena la situazione.
L’aria che tira si percepirà quando qualcuno scenderà con determinazione in piazza.
Sempre se i russi abbiano ancora forza o pazienza di protestare.