L’esperienza col Covid si puó e si deve concretizzare in un’occasione importante di crescita del Paese e deve portarci a cogliere le opportunità che la crisi porta con sé anche in materia di parità retributiva e di cambiamento dell’occupazione. Ci sono dei lavori che andranno valorizzati, finora troppo spesso considerati di serie b, come badanti e addetti alle pulizie. È necessario immaginare nuove modalità di lavoro come l’esperienza dello smarworking ci insegna. Fondamentale sarà la riduzione della burocrazia per agevolare i processi produttivi. Dovremo rilanciare l’Università in un paese come il nostro in cui c’è un alto numero di studenti fuori corso e con il timore del post Covid che possano calare le iscrizioni e verificarsi un abbandono di percorsi scolastici e formativi. Partiamo da quest’ultimo tema perché investe una platea di giovani, tenendo conto di quanto sta avvenendo in termini di differenze tra ragazze e ragazzi. Nell’ultimo ventennio le donne hanno avuto un migliore rendimento scolastico rispetto ai colleghi maschi e una minore tendenza a interrompere i percorsi formativi. L’incremento è ancora più evidente se si tiene conto dell’impegno universitario. Il percorso di studi femminile mostra come su questo terreno sia avvenuta una vera e propria rivoluzione che ha portato le ragazze a superare i loro colleghi maschi, soprattutto analizzando i dati riferiti agli ordini e gradi dell’università: le ragazze compiono il percorso universitario in meno tempo e con risultati migliori. Dunque se così è il sistema paese e quello imprenditoriale non possono assolutamente fare a meno dell’energia, della costanza e della caparbietà delle donne. Ma, se quando le giovani donne impattano con il sistema lavoro, esse ricevono retribuzioni più basse rispetto ai loro colleghi uomini per lavori di pari valore rischiamo un effetto scoraggiamento che non fa bene all’economia, alla capacità di competere del Paese, al sistema sociale e familiare, a maggior ragione in un momento difficile. Esattamente un anno fa abbiamo presentato in Senato una legge a mia prima firma sulla parità retributiva tra donne e uomini. Essa si basa, in linea con le decisioni europee, sul concetto di trasparenza dei dati in materia di gender pay gap. Le informazioni a proposito di retribuzione tra donne e uomini devono essere chiare ( articolo 3 del disegno di legge 1423 Senato ) sulle componenti fisse e variabili, la media e la mediana tra le retribuzioni di uomini e donne, sulla differenza nella media dei bonus di produttività, sulla proporzione di uomini e donne che hanno ricevuto premi nei dodici mesi precedenti, sulla percentuale di uomini e donne occupati e di differenza retributiva per il medesimo livello di inquadramento e le medesime competenze, articolato per impiegati, quadri e dirigenti, e sulla diffusione del lavoro agile. Le parti sociali individuano sistemi non discriminatori di classificazione del personale e di valutazioni delle mansioni, introducendo schemi neutrali per l’assegnazione delle mansioni e di valutazione del lavoro. Ed ecco che, a mio avviso, la valutazione del lavoro diventa fondamentale. E qui dobbiamo far tesoro dell’esperienza dello smarworking vissuta in questi mesi per intraprendere un grande confronto tra parti sociali, governo e Parlamento su un mondo che deve andare sempre di più verso un lavoro fatto per obiettivi e risultati, valorizzazione delle competenze, sistemi orientativi, organizzazioni del lavoro più vicine alle esigenze delle persone a seconda dei cicli di vita, a partire dalle giovani donne alla nascita dei figli. È molto probabile che se tutto ciò avverrà in maniera sistemica non avremo più differenze salariali tra donne e uomini per lavori di pari valore fondate troppo spesso sulla disponibilità maggiore dei lavoratori alla presenza in ufficio, alle trasferte e su stereotipi di genere. Sono convinta che anche i lavoratori maschi ne guadagnerebbero in termini di qualità della vita, di cura dei figli, di occupazioni meno stressanti. Per arrivare a tali risultati occorrono progetti di formazione al management aziendale e politiche pubbliche di sostegno basate su aiuti economici per le imprese che certificano la parità retributiva. Avremo molti settori in espansione su cui investire nei prossimi mesi dall’agroalimentare, al farmaceutico, al sanitario e dobbiamo fare politiche per risollevare altre produzioni in crisi come il turismo, la ristorazione, il mondo dello spettacolo dal vivo. Per questo bisogna restituire dignità a tutti i lavori, a cominciare dalle basse qualifiche, non sottopagarle, far emergere il lavoro irregolare, evitate i partime involontari per scongiurare l’uscita dal lavoro delle donne. Come, d’altra parte, gli investimenti in digitale e in settori green devono prendersi cura dell’orientamento e delle competenze dei giovani e delle giovani donne. Alzare il livello di occupazione femminile e incoraggiare la permanenza al lavoro delle donne sono elementi preziosissimi per risollevare l’economia del nostro Paese. Senza contare che una maggiore armonia tra donne e uomini nella famiglia, nella società, nella vita delle imprese fa aumentate la coesione sociale, l’attenzione all’educazione delle giovani generazioni e il grado di fiducia di un paese per la costruzione del futuro.
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