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La solidarietà della Nato all’Italia, riconoscimento ai diplomatici italiani

Farnesina

Ex nihilo nihil fit, nulla viene dal nulla, diceva Parmenide. Affermazione poi attribuita anche all’imperatore Marco Aurelio. Ed è quello che ho subito pensato leggendo la bella lettera di Jens Stoltenberg, Segretario generale della Nato, pubblicata ieri dal Corriere della Sera. Sotto il titolo “Insieme contro il Covide 19: l’Italia non è sola”.

La Nato e i suoi Alleati hanno affrontato molte crisi nel corso degli ultimi 70 anni, ma non abbiamo mai visto nulla di simile al Covid-19. Del resto, affrontare situazioni difficili è ciò che la Nato fa meglio (…) Ammiro il coraggio e la solidarietà dimostrati dal popolo italiano nell’affrontare questa terribile crisi, gli operatori sanitari che lavorano instancabilmente, il personale militare e di polizia impegnato contro l’espansione del virus. E ammiro le truppe italiane che proseguono l’impegno in vari teatri operativi – dalla regione baltica al Kosovo, dal Mediterraneo all’Afghanistan – a salvaguardia della nostra sicurezza comune e condivisa.

Gli alleati della Nato stanno operando spalla a spalla con l’Italia. Numerosi Paesi membri, tra i quali Albania, Repubblica Ceca, Estonia, Slovacchia, Polonia, Turchia e Stati Uniti hanno inviato in Italia personale medico, ventilatori e dispositivi di protezione.”, scrive Stoltenberg. “Tutti i nostri Paesi sono stati colpiti, ma stiamo tutti lavorando insieme per battere il Covid-19. Questa è la solidarietà della Nato. Concreta. Che aiuta a salvare vite.”, concludendo che “Il coronavirus è una minaccia globale. Richiede soluzioni globali. Pertanto continuiamo a lavorare con l’Unione europea e le Nazioni Unite. Poiché molti dei nostri Paesi stanno valutando la prospettiva di un allentamento graduale del blocco, dobbiamo continuare a lavorare insieme per accrescere la resilienza delle nostre società. Stiamo anche valutando altre importanti implicazioni della crisi, compreso il suo più ampio impatto geopolitico che potrebbe essere significativo.” E mettendo anche in guardia dall’ ”aumento significativo di disinformazione e propaganda. Attori statali e non statali stanno approfittando della pandemia per diffondere false informazioni nel tentativo di dividerci e di minare le fondamenta della nostre democrazie. Non l’avranno vinta. Gli alleati, Italia compresa, stanno lavorando a stretto contatto per identificare, monitorare ed esporre queste menzogne.” Concludendo assicurando che “L’Italia non è sola. Gli alleati stanno rispondendo insieme. E insieme supereremo questa crisi.

Una dichiarazione di amicizia e grande vicinanza all’Italia che, ricordiamolo, non è sola e ora neppure la più colpita dal Covid19, che viene dal Segretario Generale della Nato, che ha sede a Bruxelles. Capitale di un Paese che sembra aver superato l’Italia, nel rapporto con la popolazione, per il numero di vittime della pandemia.

E questa lettera di grande solidarietà, ricordandomi di Parmenide e Marco Aurelio, mi ha fatto subito pensare al lavoro silenzioso, ma instancabile, della Rappresentanza Permanente italiana presso il Consiglio Atlantico. Da social istituzionali della qual, in particolare Twitter, pur nel rispetto della confidenzialità della maggior parte delle questioni trattate dalla rappresentanza diplomatica, filtra il grandissimo impegno dell’Italia in ambito Nato. Assieme al costante riconoscimento da parte degli alleati. Che non deve mai essere dato per scontato. Non infatti è un caso che l’account Twitter della Rappresentanza italiana sia oggi tra i più seguiti. A volte con visualizzazioni che superano le sei cifre. E che lo pongono persino davanti a quelli di Germania e Francia, come rappresentanza permanente non anglofona (escludendo quindi quelle USA, britannica e canadese) con maggiore seguito Twitter.

In un momento in cui gli attacchi ibridi contro l’Occidente, sia esso rappresentato da Nato che Ue, implicano valanghe di azioni di disinformazione, non è cosa da poco.

Non posso dunque non ricordare che da quando è arrivato, il 15 aprile dello scorso anno, al Consiglio Atlantico, quale Rappresentante Permanente d’Italia, l’Ambasciatore Francesco Taló non ha mancato occasione per sottolineare l’importanza del nostro Paese in ambito NATO.  Non ci sembra dunque un caso che nel momento in cui, forte della sua esperienza di ambasciatore d’Italia in Israele, ma anche di Console Generale a New York, e della sua antica militanza atlantista, dai tempi giovanili in cui frequentava il Comitato Atlantico, sia riuscito a dare voce, e ottenere formali riconoscimenti, in ambito Nato, al grande ruolo che l’Italia svolge all’interno dell’Alleanza.

Il grande dinamismo professionale di Francesco Talò, che a molti suscita il ricordo di altri grandi ambasciatori italiani, quali Francesco Paolo Fulci e Umberto Vattani, che hanno lasciato senza dubbio un’impronta significativa del loro passaggio nel corpo diplomatico italiano, è accompagnato dalla sua sobrietà, dall’altissimo attaccamento alle Istituzioni e dall’infaticabile lavoro dietro le quinte.

Contattato per un suo commento a questo importante messaggio del Segretario Generale della Nato, mi ha confermato che: “si tratta di dichiarazioni importanti perché non esprimono soltanto solidarietà ma anche ammirazione per come l’Italia sta affrontando una crisi che l’ha colpita in modo più duro che altri paesi. Noto anche l’affermazione che sottolinea l’esempio fornito dall’Italia nella lotta contro il coronavirus. In effetti il nostro paese non solo ha subito in modo particolarmente grave la pandemia, ma è stato anche il primo grande Stato occidentale ad affrontare una crisi di tali proporzioni e quindi ha fornito un esempio molto importante per tutti gli alleati. Infine vorrei rilevare l’omaggio alle nostre Forze Armate, che sono impegnate in un modo straordinario (con ben 45.000 militari) in Patria a favore dei nostri cittadini ed allo stesso tempo continuano nella loro opera molto ammirata di difesa dei nostri interessi in missioni importanti della Nato dall’Afghanistan al Kossovo, dove tra l’altro aiutano anche quella popolazione ad affrontare la pandemia.

Nel peggiore momento vissuto dall’Italia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, qunado da più parti nel paese viene la richiesta disperata di competenza, professionalità e dedizione che possano aiutare il Paese a uscire con meno danni possibile da questa tragedia, quello della Rappresentanza italiana alla Nato, al di fuori delle autocelebrazioni di altri settori, è un esempio da prendere e citare. E forse anche un segnale di speranza.

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