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La storia per decifrare il presente: l’eredità di Giovanni Sabbatucci

Giornalista e Docente
La storia per decifrare il presente: l’eredità di Giovanni Sabbatucci

Se possiedo le basi per comprendere la storia contemporanea, lo devo ai libri (letti e divorati) di Giovanni Sabbatucci, la cui scomparsa rappresenta una perdita profonda per la storiografia italiana.  Il suo lavoro resterà una risorsa imprescindibile per chi desidera osservare e analizzare le vicende attuali, arricchendo la nostra comprensione con le sue ricerche e raffinate analisi anche in anni recenti come esperto storico in diversi programmi sul canale Rai Storia.  Con il suo rigore metodologico e la capacità di svelare le complessità dell'”anomalia italiana”, Sabbatucci ci ha consegnato un lascito prezioso per leggere la politica e la società contemporanee.

Il suo approccio alla storia politica ci invita a non considerare il passato come un semplice peso da trascinare, ma piuttosto come un elemento dinamico, indispensabile per comprendere le radici delle fragilità odierne. “Non si può comprendere l’Italia di oggi senza guardare al suo passato, senza tenere conto di quel continuo gioco di continuità e rotture che ne ha plasmato la vicenda politica”, amava ripetere. Questa riflessione non è un esercizio accademico fine a se stesso, ma un monito per il presente: è solo attraverso un’analisi storica consapevole che possiamo davvero decifrare la natura delle istituzioni, le crisi politiche e le resistenze al cambiamento che si susseguono.

Il concetto vichiano dei “corsi e ricorsi storici” appare, in questo contesto, come una chiave interpretativa preziosa: la storia non è una linea retta verso il progresso, ma un alternarsi continuo di cicli in cui le dinamiche del passato riemergono, talvolta in forme nuove, ma sempre riconoscibili. Questa visione, cara a Giambattista Vico, si adatta perfettamente all’approccio di Sabbatucci, che ci invita a vedere nel passato non solo un repertorio di eventi ormai conclusi, ma un serbatoio di esperienze da cui attingere per affrontare con maggiore consapevolezza le sfide attuali.

Nel contesto contemporaneo, dominato da un flusso informativo spesso rapido e privo di radici, la riflessione storica diventa un antidoto prezioso contro la superficialità e l’immediatezza del dibattito pubblico. Sabbatucci ci ha ricordato che “la conoscenza storica non è mai neutra, è una forma di consapevolezza critica, un argine contro le semplificazioni e le scorciatoie del pensiero”. Questa consapevolezza critica non è un lusso per pochi accademici, ma una necessità collettiva, soprattutto in un’epoca in cui l’accesso all’informazione è vasto, ma la capacità di interpretarla è sempre più limitata.

L’opera di Sabbatucci ha messo in luce il ruolo formativo della storia: non una narrazione eroica o agiografica, ma uno strumento essenziale per coltivare il pensiero critico. In un sistema educativo che troppo spesso riduce la storia a una mera sequenza di date e fatti da memorizzare, Sabbatucci ha insistito sull’importanza di sviluppare una comprensione più profonda, capace di leggere tra le righe degli eventi. “Studiare bene il nostro passato, come parte del corso generale degli eventi storici, è il modo più efficace, oltre che il più corretto, per far acquisire ai ragazzi la necessaria consapevolezza delle loro radici”. La storia, per lui, è una chiave per interpretare le ambiguità del presente, un laboratorio in cui si elaborano gli strumenti per affrontare instabilità e contraddizioni.

In questo senso, l’insegnamento della storia diventa un atto politico nel senso più nobile del termine: formare cittadini consapevoli, capaci di distinguere tra reale e retorico, tra essenziale e contingente. La citazione del Vangelo di Matteo “Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” ben descrive il lavoro dello storico secondo Sabbatucci: un esercizio rigoroso di selezione critica, volto a identificare ciò che, nel passato, può ancora illuminare il presente e fornire strumenti analitici per evitare che la storia si ripeta nei suoi aspetti più drammatici.

 

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