Le donne si sostengono con i fatti, costruendo le condizioni per una rappresentanza di genere adeguata negli organismi politici. Non con le dichiarazioni di rito, magari per sancire la concessione di qualche strapuntino in organismi puramente consultivi che non hanno alcun potere decisionale per influire concretamente nella vita quotidiana e nell’organizzazione delle comunità.
Garantire la rappresentanza di genere nei Consigli regionali è un fatto politico. Così come nel 2016 lo è stato aver approvato la legge 20/2016, una norma importantissima che si richiamava a precisi principi costituzionali.
Anche eludere la norma è un fatto politico. Indica con chiarezza cosa una classe dirigente eletta pensa realmente della presenza delle donne in politica e soprattutto quale idea nutra della democrazia, del rapporto tra i sessi, della rappresentanza. Che la Regione Puglia, il suo Presidente e il Consiglio regionale non abbiano trovato il tempo in tutti questi anni di adeguare la legge elettorale pugliese in questo senso, dice fin troppo bene cosa quell’Assise pensi realmente della presenza delle donne negli organismi politici.
Tutte le Regioni che non hanno ancora adeguato i loro sistemi elettorali alla legge nazionale 20 del 2016, ad iniziare proprio dalla Puglia, lavorino per garantire nei nuovi Consigli regionali l’equilibrio di genere nella rappresentanza. Perché nel nuovo consiglio regionale pugliese trovino luogo più donne e soprattutto una nuova idea della politica e del governo.
E per questo sostengo l’iniziativa di “Noi rete donne” che, nei giorni scorsi, ha inviato al Presidente Conte, ai Ministri Lamorgese, Boccia, Bonetti, ai Presidenti di Puglia, Piemonte, Liguria, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Bolzano, una lettera – appello per il pieno rispetto della legge 20 del 2016.
Ad iniziare dalla Puglia, è bene che si utilizzino i prossimi mesi per adeguare le leggi elettorali alla norma nazionale. Chi lo ritiene un mero atto formale, boicottandolo e snobbandolo come è accaduto finora, di fatto lavora per garantire rendite di posizione quasi sempre caratterizzate da logiche di potere maschile, e per ritardare o impedire un vero ricambio delle classi dirigenti. Invece, anche come insegna la drammatica esperienza di questi mesi, questo ricambio non solo è necessario, è indispensabile. Per migliorare i processi decisionali, e la qualità del modo di fare amministrazione e politica, apportando competenze, determinazione e concretezza. Proprio quanto troppo spesso manca nel governo delle comunità. Mi aspetto che la Puglia voglia utilizzare i prossimi mesi, a partire da oggi, anche in questa direzione.
© Riproduzione riservata