Di una cosa sono certa. La fase che si apre dovrà sempre più significare uscire dalla logica dell’emergenza che ha dettato queste settimane. Al cambio di passo che si impone servono coraggio e visione. E un compito immane: sostenere e rilanciare il sistema produttivo, fronteggiare emergenza economica ed alimentare, continuare a controllare e governare il dato epidemiologico. Il dopo è adesso.
E davanti a tutto questo, la risposta non può risiedere in logiche puramente assistenziali. L’assistenzialismo è il segnale peggiore e questo Paese non lo merita. Non dopo le straordinarie prove di forza che ha dato. Non davanti a quello che la Filiera della vita ha continuato a garantire.
Accanto all’emergenza economica che tutti i dati certificano, si sta delineando un’emergenza alimentare e sociale che non possiamo sottovalutare, con nuove forme di povertà, più difficili da individuare e da riconoscere ma tutte bisognose di risposte.
È miope considerare solo le difficoltà di breve periodo. Lo sappiamo con certezza, il virus non sarà debellato in tempi brevi e dovremo abituarci a nuove forme di vita, di lavoro, di organizzazione del tempo libero e della socialità. Le risorse che stiamo mettendo in campo per rispondere all’emergenza sono ipoteche sul futuro, nostro ma soprattutto dei nostri figli. Quello che ci viene richiesto è lungimiranza, cercare e trovare soluzioni forti capaci di garantire la tenuta del sistema economico e sociale anche sul lungo periodo.
Ripartenza è dare slancio al sistema produttivo, garantire lavoro dignitoso, intervenire in tutti quei settori pesantemente colpiti dall’emergenza e dai cambiamenti che già adesso sono sotto i nostri occhi, e d’altra parte sostenere chi vorrà investire su settori che questa crisi ha individuato come necessari e vitali. Se non mettiamo in campo, adesso, soluzioni, qualità e innovazione per mantenere e anzi rilanciare la nostra forza competitiva, il nostro essere la seconda manifattura europea, rischiamo di essere tagliati fuori da ogni futuro.
Oggi siamo obbligati a dire quale Paese prefiguriamo, non tra un mese ma negli anni: le risorse imponenti che stiamo utilizzando non possono essere il bancomat del presente ma il lievito del futuro. Chiunque di noi è chiamato a responsabilità e funzione di governo, ha questa responsabilità. Una responsabilità a cui noi di Italia Viva non sappiamo venire meno. Italia Shock, apertura dei cantieri in ogni scuola, alleanza con le filiere produttive perché siano garantiti, dovunque necessario, i presidi di sicurezza, una sola regia nazionale per questo momento delicatissimo. Un patto per il futuro. Adesso.
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