La bravissima Gaia Raisoni ci segnala quanto la qualità della formazione debba essere condizione necessaria per poter partecipare alla vita pubblica e permettere quindi all’elettore di scegliere con cognizione di causa ponendosi una domanda – più che legittima – e fondamentale. L’ignoranza ucciderà la democrazia o la democrazia favorirà l’ignoranza? di Gaia Raisoni
Qualche tempo fa, il sondaggio di Ecfr/YouGov/Datapraxis evidenziava che per quasi un italiano su tre la colpa della guerra è dell’Ucraina e dell’Occidente. Questo dato è uno dei più alti in Europa. L’Italia è anche penultima in Europa per percentuale di laureati, secondo i dati Eurostat 2020. Secondo il report “Adult education and training in Europe: Building inclusive pathways to skills and qualifications” (2021) di Eurydice, il 37.8% degli adulti in Italia non ha concluso le scuole superiori.
Sappiamo che il diploma, il “certificato” non è indice dell’intelligenza di una persona, ma è indubbiamente uno dei KPI quantitativi e qualitativi per verificarla. Durante i miei studi in Malawi, emerse chiaramente come l’attestato di diploma elementare certificasse sì la capacità del singolo di saper leggere e scrivere, ma a distanza di tempo, le persone venivano identificate come analfabete. Il fenomeno è noto come analfabetismo di ritorno. Questo avviene poichè non si ha accesso a libri, giornali, formazione in senso lato. Se non si esercita una skill, questa viene meno.
Nessuno ci valuta dopo essere usciti e uscite dai percorsi scolastici sulle 8 competenze chiave europee. La maggior parte dei dipendenti si ritrova a seguire lungo tutto il corso della propria carriera solo formazione relativa alla sicurezza, qualche corso per l’apprendimento di una lingua straniera, formazione specifica su un nuovo prodotto, strumento o software di riferimento. Ma la valutazione di competenze fondamentali per il vivere in società, quali la competenza personale, sociale, la capacità di imparare ad imparare e la competenza sociale e civica in materia di cittadinanza non sono contemplate.
Ma come si possono valutare queste competenze? La risposta sembra essere effimera, non matematicamente identificabile. La partecipazione attiva alla vita sociale e politica del proprio paese è competenza concreta e valutabile. Si esprime attraverso il voto. Il voto che è un diritto, ma anche un dovere. Ed esprimere il proprio voto, senza coercizioni, spontaneamente, è universalmente riconoscibile come il massimo esempio di democrazia. Recarsi a votare e votare bastano a testimoniare di essere in possesso di quelle competenze che fanno di noi cittadini consapevoli e intelligenti?
Siamo perfettamente in grado di leggere, valutare la veridicità di un’informazione, ricostruirne le fonti e sostenere un confronto, portando avanti scientificamente la nostra idea o proposta? A questa domanda, ognuno di noi ha una risposta. Ma negli ultimi anni, è indubbiamente venuta meno la capacità di confrontarsi a voce, in uno spazio circoscritto e con un tempo definito. Il confronto si è trasformato nello spazio – da fisico a digitale – nei tempi – i commenti sono immediati e non ponderati – nel numero delle persone coinvolte. E così per l’apprendimento. Potenzialmente, milioni di persone possono avere accesso a contenuti di formazione illimitati, ma per lo più senza guida. La formazione risulta talmente libera che chiunque, anche senza competenze comprovate, è in grado di promuovere contenuto. Ma siamo in grado di valutarne la qualità? La quantità risulta essere l’unico criterio, perdendo di vista i KPI qualitativi.
Avere tutti la possibilità di dare un parere ci ha reso più liberi o semplicemente la libertà di poter condividere qualsiasi notizia, anche falsa, ha minato la capacità di giudizio delle persone? L’accumulo di informazioni ci ha reso più intelligenti o – non avendo di pari passo acquisito strumenti e competenze necessarie per interpretare le informazioni – siamo semplicemente più ricchi, ma non sappiamo come farle nostre?
Tra poche settimane, il nostro Paese si troverà a dare una risposta a queste domande. Eserciteremo il diritto di voto. Capiremo poi se con intelligenza.
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