Nel 2001 a Genova si celebrò un G8 problematico (c’era anche la Russia e chissà se torneremo a quel clima…) e per la polizia e i manifestanti non andò per niente bene anzi finì malissimo. Quest’anno l’Italia ospiterà un G7 (sappiamo che si farà in Puglia, località specifica ancora da annunciare) ma le ultime manifestazioni – di cui le più recenti concluse con cariche di poliziotti e manganellate – non si configurano come un buon viatico per il nostro paese ospite di importantissimi summit internazionali da tenere in agenda. La polarizzazione delle opinioni, gli estremismi verbali di certa politica e non ultimo vari “bias” disfunzionali di certi collettivi al tempo dei social possono mescolarsi in un cocktails micidiale per l’ordine pubblico e per la manifestazione del libero pensiero, libero anzitutto dalle botte di chi lo esprime e sgombro da teppismo per le strade e le piazze.
Un assaggio di quel che ci potremmo aspettare sul piano dell’informazione l’abbiamo avuto con la trasmissione di Rai 3 InMezzora dove un’erculea Monica Maggioni ha fatto una fatica bestiale ad intervistare un’attivista universitaria che letteralmente non capiva le domande (pensate come siamo messi) continuando a pontificare di genocidio palestinese aggiungendoci la presunta complicità del nostro paese al massacro di Gaza (a quel punto mi è venuta una sincope). Dichiarazioni come se prendesse uno spritz e parole sprovviste delle più elementari coordinate logiche, storiche e giornalistiche, una roba che il cantante Ghali, a confronto, dovrebbe andare a reti unificate in loop. La Maggioni giustamente e garbatamente replica sul lessico (sulla questione vi è incorso un’istruttoria internazionale) mentre una disarmante Flavia Perina chiosa con un appello al surplus di attenzione e moderazione da parte di tutti, manifestanti e forze dell’ordine.
Ai manganelli come risposta sbagliata ai campanelli d’allarme di una gioventù arrabbiata e scomposta dobbiamo contrapporre i ramoscelli della sana dialettica quand’anche fosse aspra e radicale; una dialettica nella quale le parole “contrarie” – per citare Erri De luca – hanno il diritto nativo di essere manifestare libere però da pregiudizi che appiattiscono il dibattito. Poiché se da un lato non bisogna confondere i russi con Putin e i palestinesi con Hamas è altrettanto necessario e onesto non identificare il popolo israeliano con il loro attuale governo e non sovrapporre gli ebrei con Netanyahu. A questo doppiopesismo immorale e antistorico io francamente non ci sto. Ciò detto, i promotori delle manifestazioni free palestine farebbero un servizio alla storia, all’informazione corretta e ai loro attivisti se evitassero bidoni di benzina su micce già accese. Consiglio non richiesto per costoro è di leggere o vedere gli interventi di Marco Travaglio le cui opinioni non sono dogmi di fede ma le sue analisi sono sempre un pungolo su cui riflettere.
Nello stesso tempo però le forze dell’ordine hanno tutti gli strumenti per garantire sicurezza ma il loro ministro non è adeguato al compito tant’è che Piantedosi anziché dimettersi dopo una nota di dissociazione così forte del Quirinale concede un’intervista senza fare un plissé. A mia memoria di quasi cinquantenne non ricordo un ministro dell’interno “richiamato” così formalmente e platealmente dal Capo dello Stato.
E in un mondo politico normale si lascerebbe un minuto dopo la guida del Viminale mentre da noi (ed è l’ultima rima) agli appelli si risponde con la presa per i fondelli.
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