Da tema divisivo, a questione di politica estera comunitaria, condivisa. Con questo obiettivo, l’Italia ha il merito di riportare le migrazioni al centro dell’agenda europea, rimettendo la questione all’ordine del giorno del Consiglio Europeo di domani. Con un ribaltamento di prospettiva. Che metta al centro le misure da intraprendere nei paesi di partenza. Così da evitare migrazioni di massa e tragedie nel Mediterraneo. Attraverso investimenti massicci finalizzati allo sviluppo del continente africano. Così come la costruzione di canali di migrazione legale. Grazie a partenariati e forme di collaborazione con i Paesi di origine e di transito.
Poche linee guida che tracciano una svolta. Resa possibile grazie ad un nuovo esecutivo. Che non balbetta in politica estera. Che non ha tentennamenti circa la sua appartenenza all’Europa e all’alleanza atlantica. Che non ha paura di esporsi per dire ciò che realmente serve per governare il tema migrazioni. Ossia intervenire su tutti quei fattori che portano centinaia di migliaia di persone a mettersi in fuga. Guerre, carestie, stravolgimenti climatici, povertà, traffici di esseri umani. Ed investire per creare opportunità di lavoro nei luoghi di partenza.
Entro la fine di questo secolo il continente Africano vedrà quadruplicare i propri cittadini. Esprimendo il 40 per cento dell’intera popolazione mondiale. Con una media di età molto giovane, attorno ai 20 anni. Il futuro di un continente come l’Africa non può essere l’emigrazione. Ancor meno un’emigrazione selvaggia e pericolosa come quella che mette in pericolo la vita di migliaia di persone. Bisogna creare nella stessa Africa sufficienti occasioni di crescita. Soprattutto per le nuove generazioni.
Allo stesso tempo, però, questo cambio di paradigma non può diventare la scusa di alcuni paesi per sottrarsi ai propri obblighi nell’accoglienza dei profughi già arrivati. Stati come l’Ungheria, che da tempo snobbano l’Italia sul dossier migrazione, devono cambiare direzione. Parallelamente, è importante prevedere una strategia europea a sostegno dei rimpatri volontari, attraverso intese in particolare con Tunisia, Libia e Corno d’Africa.
È infatti interesse dell’Unione Europea favorire processi di stabilizzazione nel Mediterraneo. Soprattutto in presenza di uno scacchiere internazionale che si sta ridefinendo. Con atteggiamenti sempre più aggressivi da parte di paesi come la Turchia, la Russia, la Cina. Che vengono meno al rispetto del diritto internazionale, anche alle soglie di casa nostra.
Anche per questo è fondamentale un cambio di visione. In grado di segnare una svolta importante nel far fronte al fenomeno migratorio, impegnando tutti i paesi europei ad affrontare il problema sin dalle sue cause. Rimettendo lo sviluppo del continente africano all’ordine del giorno dell’agenda europea. Esattamente ciò che l’Italia aveva già fatto con il Governo Renzi. E che oggi riprendiamo a fare.
Era dal 2018 che le migrazioni non venivano affrontate come priorità dal Consiglio Europeo. E se oggi l’Europa si appresta a voltare pagina, è solamente grazie alla determinazione dell’Italia. Un’Italia rinnovata. All’alba della sua ripresa. Che gode di uno standing e di una rinnovata leadership in Europa.
L’auspicio è che ora ci sia un’azione coordinata da parte di tutta l’Unione Europea. Così che sulle migrazioni si possa finalmente realizzare una strategia con un impatto significativo. Perché governare le migrazioni è una questione di umanità. Ma anche di buon senso. È questo il messaggio che stiamo portando in Europa.
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