Oliviero Toscani appartiene alla vita di tutti noi, alla mia di sicuro. Le sue gigantografie dai cromatismi opposti che svettavano dai palazzi delle città o che sbucavano con prepotenza dalle pagine dei giornali di moda, non possono essere dimenticate. Facevano scalpore. Effetto assolutamente voluto. Intervistato, lui era chiaramente un burbero, acido, spigoloso di quelli che, ossessionati dall’arte e dalla brama della comunicazione, non gli importava nulla del perbenismo altrui.
Lui il suo “demone” doveva esprimerlo e per averlo fatto, in tanti decenni, si era messo tutti contro. Non solo quel sottobosco mediocre abbonato al controcanto ma soprattutto quelli che indirettamente accusava: gli indifferenti, i distratti, i razzisti. Dure le immagini di una donna nuda anoressica in una società abbuffata dall’opulenza, per non parlare della famiglia al capezzale di un malato di Aids, negli anni ’80 additato, che svelò la struggente sofferenza uguale a qualunque altro capezzale. Famosa la sua intervista sui canali Rai dove fu invitato a commentare una fotografia di bambini morti nel naufragio di un barcone dove lui attaccò l’ipocrisia del programma che la celava e famosi tanti altri scontri a cui lui non si tirava indietro per gridare incorrotto il suo pensiero.
Le sue fotografie erano questo: l’esigenza della sua anima. Una sberla in pieno viso. Immagini al posto di parole. Il suo più potente mezzo per dare sé stesso o almeno la parte più creativa del suo immenso mondo interiore. Di lui si diceva fosse un ruvido ma anche un maestro premuroso ed attento al reale sviluppo dei suoi alunni. Un padre amorevole e un uomo che non ha mai avuto paura dei cicli della vita, riiniziando instancabilmente per ben tre volte relazioni amorose che gli hanno donato ben 6 figli. Una vita fatta scalandone i gradini due a due. Sfrontatamente. Dure e non political correct le sue parole nel 2013 a proposito della violenza di genere “La smettano le donne di voler sempre sedurre – affermò. Devono volersi bene per quello che sono, a loro serve un ruolo più serio. Se smettessero di mettere il rossetto e di portare i tacchi, saranno al sicuro da violenti e maniaci” un mix di amore e patriarcato per un uomo che però, ricordiamolo, innestava nella sua sensibilità maturata nel passato, futurismo e innovazioni. Non per nulla dieci anni dopo le ritrattò in una nota intervista per il Corriere della Sera.
Nell’onda censoria ci finì spesso, per contraddizioni o a giusta ragione. Ma niente e nulla oggi leva neppure un grammo alla sua grandezza. Quanto avrei voluto che Toscani ci avesse regalato un suo ultimo ritratto maturo e al tempo stesso impertinente dedicato alla libertà delle donne. Avrebbe sicuramente rotto nuovamente gli schemi e tatuato indelebilmente i nostri ricordi.
Grazie Maestro.
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