Oltre ogni sovranistico dubbio, ci servono una sanità e una difesa comuni, in Europa. La variabilità delle geometrie europee necessita di nuove varianti e nuovi “germi” evolutivi, federalisti: di carattere istituzionale nonché costituzionale. Gli Stati Uniti d’Europa – chiariamolo! – non sono dietro l’angolo: oltre ogni ragionevole dubbio.
L’eurocostituzionalismo delle liberali patrie unite d’Europa, pur nelle proprie crisi e pur nelle battute d’arresto che arrivano da vari Stati membri, non può rimanere fermo al 2005, ossia all’anno in cui Francia e Paesi Bassi con referendum impedirono l’entrata in vigore della c.d. Costituzione dell’Unione europea. Il 2005 sembra una vita politica fa, soprattutto dopo la pandemia e con l’infuriare di due guerre ai fianchi della nostra casa europea. A proposito di cinque, sta per arrivare il 2025: è ora di muoverci!
È passato invece poco più di un anno da quando nel mio video intitolato “Patrioti ital-europei”, che ho pubblicato sul sito della testata L’Opinione all’interno della mia videorubrica Il Graffio di Trisolino, ho ricordato le paradigmatiche parole di Mario Draghi. Draghi poco più di un anno fa aveva infatti avvertito tutta l’opinione pubblica sulle necessità sovrastrutturali e riformiste dell’Unione europea, per la sua stessa sopravvivenza. E a noi liberali – lo sappiamo – la mera sopravvivenza non basta: vogliamo l’ottica dello sviluppo e del benessere per individui, comunità e popoli. Draghi illuminatamente aveva detto che “O l’Europa agisce insieme e diventa un’Unione più profonda, un’Unione capace di esprimere una politica estera e una politica di difesa, oltre a tutte le politiche economiche… oppure temo che l’Unione europea non sopravviverà se non come mercato unico”.
A giugno 2024 siamo andati al voto per il rinnovo del Parlamento europeo, e i risultati non sono stati distruttivi, tutto sommato, poiché i popolari europeisti hanno quanto meno garantito una prospettiva di stabilità geopolitica ed istituzionale, o almeno così appare.
Occorre tuttavia non abbassare mai la guardia, sul presente nonché sul futuro dei nostri diritti e delle nostre libertà evolutive. Anche ai tempi delle attuali maggioranze in seno al Parlamento europeo, pur consci delle resistenze ai cambiamenti istituzionali sulle politiche sanitarie e militari comuni, non dobbiamo arretrare nel dire le cose come stanno. Dobbiamo ribadirlo: o si avviano processi di accentramento eurounionale nei settori della sanità, della farmaceutica, della difesa militare, delle garanzie giudiziarie e dei diritti civili, o si avranno sempre zone d’ombra dove le minacce geopolitiche – provenienti dalla Russia putiniana o dal trumpopulismo o dai radicalismi rossi e neri che siano – minacceranno la nostra crescita, oltre che la nostra stessa competitività per quanto riguarda la qualità della vita delle persone.
Nel 2020, ai tempi del Covid-19, ho voluto intervistare l’anziano giurista e politico Alain Terrenoire, presidente dell’Unione Paneuropea Internazionale, ispirato al filantropo Coudenhove-Kalergi. Con Terrenoire tra i vari argomenti ci siamo confrontati sul futuro dell’Europa e sul federalismo europeo. L’Unione Paneuropea Internazionale da lui presieduta – mi disse – è un po’ l’equivalente della Democrazia Cristiana italiana, con in più l’idea di pervenire a forme federate che rafforzino l’ossatura costituzionale dell’attuale Unione europea.
Potremmo dire pertanto che, al di là di ogni complottismo sulla figura storica del Kalergi ed al di là di ogni sedicente (ma in realtà inesistente) “piano Kalergi” professato in passato sulle frequenze di Radio Padania, i kalergiani d’oggi sono un circolo internazionale liberalconservatore, tutto sommato. Nulla di così spaventoso per i cosiddetti sovranisti.
Penso che l’oggettività dei tempi pandemici già nel 2020 ci avesse reso evidente nonché urgente il bisogno comune di riformare le nostre sanità, per renderle meno frammentate e meno disomogenee da Stato a Stato o addirittura da regione italiana a regione italiana, e su questo fronte l’Italia potrà essere patria italeuropea in quanto pioniera in Europa di forme davvero garantiste per la salute dei cittadini di tutta l’Unione. Insomma, serve una politica comune, federata, sulla sanità. Serve una sanità europea.
Con i kalergiani bisogna confrontarsi, magari anche sul tema della sanità europea, e sulla memoria storia di Kalergi non bisogna avere idee alterate, anzi ogni tanto occorrerebbe lasciarsi ispirare da quella sensibilità. Ricordiamo infatti come mentre nel 1922 i fascisti facevano l’abominevole marcia su Roma, il filantropo europeista Kalergi immaginava una “Paneuropa”. “Paneuropa” fu anche il libro che egli in quel periodo, nel 1923, pubblicò.
Quattro anni fa, a novembre 2020, in un mio articolo con intervista al presidente kalergiano Terrenoire intitolato “Antiterrorismo e giustizia in Europa”, pubblicato sulla testata on-line Il Valore Italiano, avevo voluto rendere omaggio di stima verso l’Unione Paneuropea Internazionale e verso la Coudenhove-Kalergi Society attraverso una foto in cui mi facevo ritrarre con l’effige di Kalergi in mano.
In quel mio articolo, dopo aver riportato l’intervista anzidetta, avevo nel mio piccolo elevato una esortazione, che vorrei ricordare prima di tutto a me stesso e poi ad ogni mio concittadino italeuropeo. Avevo scritto quanto segue.
Oltrepassando il rude ostacolo della inefficienza dei solipsismi statuali, in uno scenario internazionale sempre più pungente e sempre più bisognoso di strutture forti con strategie estese, il passo da compiere è quello di fronteggiare in modo unitario i fenomeni che si agitano nella nostra Europa. Per gestire con una visione politica forte le richieste di ottimizzazione degli investimenti, le crisi occupazionali ed ecologiche, l’immigrazione, la lotta al nazismo islamico e ad ogni altra forma di terrorismo, così come per realizzare un processo di unificazione militare continentale, ed altro ancora, il passo da compiere deve sprigionare la sua efficienza sul terreno fertile di un aperto e solidale patriottismo paneuropeo. Dentro alla frammentazione nonché di fronte alla deriva nazionalista dei continenti: una speranza politica per ricominciare; il liberalismo paneuropeo per proseguire.
E oggi come ieri, mi ritrovo a ripetere quanto segue.
Oltre ogni sovranistico dubbio, ci servono una sanità e una difesa comuni, in Europa.
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