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Pensioni non sostenibili. Ma dai?

Giornalista e Docente
Pensioni non sostenibili. Ma dai?

La nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (NaDef) ci mette di fronte a una realtà che non possiamo ignorare. Se le cifre parlano chiaro, allora abbiamo il legittimo diritto di chiedere al Ministro Giancarlo Giorgetti, di rendere conto della situazione anche sul piano politico.

L’aumento dei costi pensionistici – si legge dalla NADEF –  è una tendenza inevitabile, spinto in gran parte dall’ascesa dell’inflazione: nel 2023, la spesa pensionistica raggiungerà i 317 miliardi di euro e nel 2024 supererà i 340 miliardi di euro. Questa crescita è principalmente dovuta all’alto tasso di indicizzazione delle pensioni nel biennio 2023-2024, causato dalla curva inflattiva. Alla fine di questo periodo, la spesa pensionistica in rapporto al Prodotto Interno Lordo (PIL) si stabilizzerà al 16%, segnando un incremento di 0,8 punti percentuali rispetto al dato del 2018. Questo scenario implica una sfida significativa alla sostenibilità del sistema pensionistico nel lungo termine, considerando anche il crescente divario tra pensionati e lavoratori attivi. Inoltre, le considerazioni tecniche e non politiche del decimo Rapporto annuale realizzato dal Centro Studi Itinerari Previdenziali (presentato a gennaio 2023) aggiungono ulteriori riflessioni. Sebbene il rapporto del 2021 mostri un leggero miglioramento nel rapporto tra lavoratori attivi e pensionati, si sottolinea la minaccia alla stabilità del sistema dovuta alle numerose eccezioni alla riforma Monti-Fornero. Secondo il rapporto, per garantire la sostenibilità a lungo termine, sarebbe necessario ridurre le numerose forme di anticipo pensionistico a favore di una revisione duratura del sistema.

Tutto ciò ci fa sperare che il Ministro Giorgetti da un lato non sottovaluti le cifre da lui stesso messe in calce ma dall’altro risponda su una questione squisitamente politica: dov’era il Ministro quando il suo segretario faceva dichiarazioni “da bullo” nei confronti della riforma di Elsa Fornero, grazie alla quale il nostro sistema è oggi stabile e non in default? Dov’era Giorgetti quando il suo segretario prometteva quote 100 come se piovessero pepite d’oro?

Domande che non impongono un “mea culpa” fine a se stesso ma suggeriscono l’urgenza di un cambio di registro nella comunicazione politica che non riesce a fare in conti con la pedagogia della realtà, con quel senso della complessità alla quale educare i cittadini. I quali troppo spesso vengono illusi da capi partito che poi non sanno, saliti al governo, gestire un dossier che sia uno, dissimulare i problemi distraendo l’opinione pubblica.

L’aggravante in tutta questa storia che il responsabile di tale inadeguatezza il ministro non farà fatica a cercarlo e trovarlo. Lo trova in rubrica alla lettera M con cognome S.

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