Quasi 50mila iscritti, 21 canali telematici collegati, oltre 10mila profili social tra Instagram, Facebook e Twitter a sponsorizzarlo ogni giorno. Il più grande network italiano di Revenge Porn è su Telegram. Tra ex rancorosi con una voglia matta di ‘rendere la vita impossibile’ al proprio partner, giovani adolescenti in cerca di insano divertimento e cinquantenni padri di famiglia, lo scenario risulta a dire poco raccapricciante. In questi giorni nelle mie chat whatsapp e Instagram mi sono stati segnalati un buona parte dei gruppi che costituiscono questa gigantesca macchina dell’odio.
Ho provato quindi ad entrare in due di questi gruppi. Appena entrato, la prima cosa che salta all’occhio è la descrizione del gruppo che, oltre ad essere piena zeppa di insulti maschilisti, profili social e nomi delle ‘prede più belle’ , rimanda a svariati link collegati ai cosiddetti gruppi di riserva, fondamentali baluardi per scampare con facilità a polizia postale e ban di Telegram. Dunque, se la domanda è: ‘bisogna denunciare?’ la risposta è sì. Se la domanda è: ‘denunciare li ferma?’ la risposta è no. Tra anonimato e gruppi di riserva che paiono infiniti, ecco a voi il lato oscuro della tecnologia
Qui, ad esempio, tal Joe Goldberg (nome di fantasia, tratto dal protagonista della celebre serie psicologica You) chiede consigli su come approcciare sessualmente i propri figli, ci tiene a specificare di 9 e 10 anni, senza provocare dolore. Una delle immagini più raccapriccianti
Oppure, più di recente, troviamo ‘Matteo’ e ‘You’ i quali, dopo che un admin del gruppo ha segnalato il polverone mediatico intorno a Telegram, così ‘giustificano’ le loro schifezze.
Secondo grande tema. La pedopornografia. A giudicare dal traffico dati, una delle attività preferite dagli utenti Telegram. Non è stato facile sentire e vedere, per un sedicenne come me, certe immagini e certi messaggi. E forse è stato proprio il pensiero che tra quelle che loro chiamano per nome e cognome, magari allegando anche il profilo Instagram, potrebbero esserci le mie amiche, mia sorella, a spingermi a farmi sentire. A rendere pubblico tutto questo.
Il nostro Paese nel luglio scorso ha fatto un passo avanti importante a proposito, dotandosi di una legge contro il revenge porn che prevede reclusione fino a 6 anni e multe fino a 15mia euro. Uno strumento giuridico fondamentale, ma a quanto pare insufficiente. Sarà necessario andare nelle scuole. Andare nelle scuole a spiegare i danni irreversibili che può fare chiunque di noi con un semplice click dal proprio pc, con un paio di parole fuori posto. Andare nelle scuole a spiegare che la nostra generazione ha una responsabilità importantissima verso chi ci ha preceduto, e magari ha fallito, e verso chi verrà dopo di noi. Abbiamo il dovere di lasciare il nostro Paese un po’ più bello di come l’abbiamo trovato
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