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Satira politica o libero insulto?

Giornalista
Satira politica o libero insulto?

Fa di cognome Meloni, eppure stranamente oggi non è Giorgia il bersaglio delle malelingue della sinistra. A finire sui giornali è Arianna, sua sorella. Moglie del Ministro all’Agricoltura e Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida. Ritratta in una vignetta de Il Fatto Quotidiano, adagiata sul letto in déshabillé in compagnia di un altro uomo. Il colore della pelle, infatti, non lascia alcun dubbio: non è il Lollo. E proprio attorno al colore della pelle s’inserisce insidiosa la satira, prendendo di mira l’ultima dichiarazione del braccio destro del Premier che, a proposito di calo della natalità e crisi migratoria nel Paese, ha parlato di sostituzione etnica.

Un’espressione infelice a dir poco, che rimanda al frasario della destra anni ’30, riecheggiando un passato col quale Fratelli d’Italia, in realtà, ha fatto i conti da un pezzo e che, tuttavia, è sempre pronto a tornare alla ribalta ogni qual volta un esponente di partito apre la bocca ‘e gli dà fiato’. L’ignoranza non ammette scuse, si sa, ma se è vero – come disse Nanni Moretti – che le parole sono importanti, la regola vale da ovest a est, da nord a sud, passando per il terzo polo. Qui, invece, va di moda sventolare la bandiera del politicamente corretto a seconda di dove soffi il vento, finché soffia, per poi scaraventarla a terra con la forza del diritto. Il diritto di satira. Il diritto, cioè, che difende quella forma di libera manifestazione del pensiero che differisce dalla cronaca, e bypassa la critica, facendo leva su sarcasmo, ironia, provocazione e trasgressione.

Un sacrosanto strumento di denuncia sociale, da proteggere con le unghie e con i denti, a patto che non superi due limiti. Il primo riguarda la notorietà del soggetto, per cui c’è da chiedersi se Arianna Meloni possa considerarsi davvero un personaggio pubblico, tale da sacrificare la tutela della propria riservatezza in nome del ben più nobile interesse collettivo, per il semplice fatto di essere sorella di Tizio o moglie di Caio. Il secondo ha a che vedere con la notizia in sé, e la sua capacità di trasformazione in una gratuita denigrazione del prossimo e, quindi, nella lesione dell’altrui dignità. Ciò prescindendo dal linguaggio, che la Giurisprudenza tende a svincolare dal campo della continenza, bensì guardando allo scopo, che nel caso di specie è sin troppo chiaro. Il quotidiano di Travaglio si scaglia su Arianna per colpire Giorgia e, con lei, tutta la compagine di governo che da settembre scorso fa fatica a digerire. Del resto, la vendetta è un piatto che va servito freddo e a essere ingordi si finisce per scottarsi la lingua.

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