In questa fase dell’interminabile partita che è la politica, nel governo Draghi stanno emergendo più chiaramente le due squadre che formano la “rosa” della grande maggioranza; un gruppo che – ricordando lo psicologo Kurt Lewin – è una totalità dinamica, una sorta di eccedenza rispetto alla somma dei suoi membri. Forse sarà banale ma è corretto affermare che il governo sta alla nazionale come i partiti ai club che compongono la formazione.
Ciononostante non mancano le distinzioni nello spogliatoio: ci sono i gialloverde (Lega e M5S) che promettono un gioco creativo, bizzarro, effervescente e imprevedibile; e poi abbiamo i RossAzzurri (Pd-Forza Italia-Altri) i cui giocatori hanno schemi più rigidi, prevedibili ma rassicuranti e concreti.
La combinazione di queste parti può essere interpretata come eterogenea se si guarda agli interessi particolari ma produttiva in ordine ai risultati del “generale” nel senso che alla fine tutta la squadra di governo porta punti e fa risultato. E’ compito dell’allenatore però capire il modulo giusto a seconda delle situazioni. E non bisogna comunque mai sottrarsi quando una traiettoria è migliore dell’altra, una scelta è giusta o no. Bisogna scegliere nettamente, schierarsi senza schermirsi, decidere per non essere disavveduti.
E a detta di quasi tutti i commentatori, ieri il premier Draghi ha messo in chiaro alcuni punti fermi con una risolutezza che non lascia spazio a fraintendimenti.
L’aver stabilito il principio che nella lotta alla pandemia – ad esempio – il green pass non è arbitrio ma condizione per poter vivere la nuova socialità e aver dichiarato che l’appello a non vaccinarsi è un appello a morire è una parola forte che come lama taglia in due parti definitivamente il banco di ambiguità nebbiosa creatosi in questi giorni. Stava diventando a dir poco insopportabile – infatti – quel relativismo politico per cui fai tutte le parti in commedia per sentirsi simpatici sempre e comunque all’opinione pubblica.
Sul punto, il premier Draghi ha stroncato sul nascere questo atteggiamento di “gazzarra continua” preferendo una lettura degli eventi meno isterica ma più aderente alla logica delle cose con un pragmatismo così asciutto da sembrare dissonante rispetto alla caciara della sua stessa maggioranza.
Da un lato sulla riforma della giustizia, il cosiddetto pacchetto Cartabia non si cambia per due motivi – secondo il capo del governo – non accidentali dal momento che è già stato votato all’unanimità dal Cdm (e arriverà in Parlamento blindato dalla richiesta di fiducia ) ed è considerato da tutti gli attori coinvolti come la migliore mediazione possibile. Nella lotta al Covid, dall’altro, si è messo fine alla sceneggiata pseudo-liberale (giunta al ridicolo) per cui il green-pass si era trasformato in restrizione della libertà quando esso è un dispositivo che fa esattamente il contrario ossia protegge chi ancora non è immunizzato e scongiura chiusure e perdite economiche. Un procedere così demenziale e medievale che lascia sgomenti in tanti come analizza bene Paolo Guzzanti parlando di una destra che sta perdendo il senno (un vero peccato che la destra che pretende di essere liberale non veda la grande occasione per distinguersi da una sinistra che annaspa alla ricerca di un’identità e non alzi la bandiera del bene comune nel cui nome tutelare la libertà di ciascuno)
A cui si aggiunge – a mio modesto avviso – la mancata elaborazione del trend economico, un tema sensibile nelle corde del presidente del Consiglio. Il quale ha dato una breve lezione (e gli sono bastate solo le basi) di analisi dei dati correnti (stime rimbalzo del Pil, aperture in sicurezza, comparti economici in ripresa etc.), limitandosi ad osservare che l’economia nel paese progredisce parallelamente alla crescita della campagna vaccinale unita all’introduzione di meccanismi che tutelano l’immunità di gregge. Il ragionamento era così semplice che la miopia di alcuni politici lascia interdetti.
Lo schiaffone di ieri è stato forte, l’imbarazzo di oggi è palpabile, un breve silenzio fino a domani sarebbe auspicabile.
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