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Sinodo: che roba è?

Giornalista e saggista
Sinodo: che roba è?

Un fantasma si aggira per l’Orbe Cattolico: il Sinodo in corso. Tutti ne parlano, nessuno sa esattamente cosa sia. Sappiamo soltanto che ci si incontra, si parla, di discute. Esattamente di cosa? Anche qui, non sembra chiaro. Dico subito, per chiarezza: se prendo un abbaglio, se qualche lettore non è d’accordo, lo dica entrando nel merito. Non gradisco commenti ‘ad hominem’ come quelli ricevuti ultimamente da saccenti sedicenti commentatori (tipo, mi hanno scritto,  che sono vecchio – come se l’autrice di questa perla resterà sempre giovane… – oppure che non so niente di Vaticano dove ovviamente non avrei mai messo piede e che comunque nel mondo del giornalismo nessuno mi conosce. Vabbe’, tralasciamo…). Insomma se c’è qualcosa da dire, prego restiamo sui fatti e non sulle persone che ne scrivono (regola elementare di buona educazione).

Dico questo perché il primo problema del mondo cattolico è qui: per evitare di discutere sui temi, si passa a calunniare le persone cercando di sviare l’attenzione. Del tipo: l’argomento, certo, è importante, certo, però quello lì che lo ha sollevato è un tipo così e così… E che c’entra? Niente, è un modo per distrarre e non parlare.

Bene, torniamo al Sinodo. Adesso il teologo Brunetto Salvarani elenca una serie di problematiche irrisolte. Tutte serie, intendiamoci, ma il problema è di fondo. Anzi a ben guardare i problemi sono due. Una nota di metodo e una di contenuto. Metodo: è un commento troppo lungo!!!! Come si fa a leggere ‘sta lenzuolata? Non è possibile. Il mezzo è il messaggio: un post troppo lungo diventa indigesto sebbene molto azzeccato. Serve a pochissimi e non arriva ad un pubblico più ampio come meriterebbe!

Contenuto: vanno messe a fuoco due questioni. La prima: tanto lo spazio per discutere liberamente non c’è e nessuno sa come fare. In Italia c’è una cultura cattolica che discute liberamente? Non mi pare. Anche la segreteria del Sinodo non sa come fare e va avanti con newsletter in diverse lingue la cui efficacia non si sa quale sia. Voglio dire che servirebbe uno sforzo vero di dialogo, a partire dai media cattolici che dovrebbero iniziare ad ospitare opinioni e non selezionarle in base ai ‘desiderata’ di chi comanda o – peggio – ai presunti desiderata. Il risultato è semplice: il meglio dei teologi (i pochi che hanno coraggio di scrivere) o gli studiosi  e  gli intellettuali (pochi anche questi) vanno per conto loro sui giornali laici (quando li pubblicano) oppure su blog personali che a volte sono seguitissimi. Però sta di fatto che luoghi veri di incontro non ci sono. E il Sinodo diventa un fantasma in giro per l’Orbe Cattolico.

Seconda questione, collegata alla prima. Appunto per questo assistiamo ad un caos di blog, siti, approcci di tutti i generi, nella confusione più totale. Non parresia (discussione libera e sincera), confusione pura e semplice dove le vere intenzioni non si quali siano e spesso i blog servono per finalità iper-personali di guerre di potere interno alle retrovie più impensabili del sottomondo cattolico. Tutto, ovviamente, mascherato da buone intenzioni: tutti hanno voglia di far progredire la Chiesa – tutti Pelagiani, direbbe Papa Francesco perché tutti hanno la soluzione in tasca. Invece fanno parte di un unico caos il cui scopo, ancora una volta, è sviare l’attenzione e andare proprio da nessuna parte.

Viene al pettine un nodo profondo: la mancanza di una opinione pubblica nel mondo cattolico, visto che non si è mai voluto lavorare affinché ci fosse. Dal Vaticano ai vescovi, è difficile mettere in discussione la cultura clericale. E invece il Sinodo dovrebbe servire ad ‘uscire’ dai perimetri consolidati e dialogare con il resto del mondo (i cattolici sono 1,2 miliardi sugli oltre 7 miliardi di abitati del pianeta) che poi sarebbe il vero compito di una Chiesa in uscita che evangelizza.