Nella guerra silenziosa di questi mesi, i veri soldati sono gli operatori sanitari in campo. Verità non sottolineata mai abbastanza visto che sono loro che per primi stanno sopportando per primi il peso delle Istituzioni che decidono tardi, e talvolta, non decidono affatto.
Un particolare anello dell’assistenza sanitaria è rappresentato dai medici di base, che da sempre sono punto di riferimento degli italiani. Il medico della “mutua”, di famiglia o “medico di medicina generale” (MMG) è una figura ormai consolidata nella società. La sua figura già preesistente viene confermata nel 1978, quando la legge 833 sancisce che il Servizio Sanitario Nazionale mette a disposizione “un vero e proprio esercito di medici” al servizio dei cittadini. E’ opportuno ricordare che essi non sono dipendenti dell’ASL, ma liberi professionisti con un contratto di lavoro autonomo ma continuo e coordinato con l’ASL di zona. Quest’ultima possiede un numero chiuso di MMG disciplinato da un apposito Accordo Collettivo Nazionale, ai sensi dell’art. 8 del d.lgs. n. 502 del 1992.
Sicuramente quella del MMG è una figura percepita come punto di riferimento, poiché in teoria primo “filtro” per tutti quei problemi di salute che i cittadini si trovano a dover fronteggiare durante la vita. I medici di base, nonostante siano in numero insufficiente sul territorio, devono essere reperibili al telefono, disponibili sia in ambulatorio sia per visite a domicilio nei casi di necessità.
Numerosi MMG hanno perso la vita (come tanti colleghi ospedalieri), che si sono sacrificati da eroi, che si fanno in quattro per i propri pazienti e che ci mettono l’anima per essere il primo punto di riferimento del sistema di assistenza sanitaria.
In Veneto i MMG diventeranno ufficiali di sanità pubblica, per cui potranno decidere la misura della quarantena (che varrà anche per l’Inps) oltre al tracciamento delle persone che sono state a contatto con i propri assistiti.
Occorre la volontà di rivoluzionare un sistema che oggi deve aiutare la gestione del Covid-19 e che domani dovrà occuparsi di una popolazione sempre più anziana e bisognosa di cure e assistenza. C’è tanto da fare, ma ora i soldi ci sono. Quindi è il momento di cercare modelli organizzativi nuovi, efficaci e lungimiranti perché l’Europa non firma assegni in bianco (per fortuna). L’operazione è difficile, ma non impossibile. Dicono che dalle grandi crisi possono arrivare grandi opportunità: è ora di coglierle.
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