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Tre domande scomode per Ada Lucia De Cesaris

Tre domande scomode per Ada Lucia De Cesaris

Tre domande scomode per Ada Lucia De Cesaris: a Milano, le prossime elezioni sono dietro l’angolo. Ne parliamo con l’Avv. De Cesaris, già assessore, vice-sindaco, nonché una delle prime organizzatrici e testimonial del progetto Italia Viva nel capoluogo ed in Lombardia.

  • Ada Lucia De Cesaris è uno dei personaggi politici milanesi (pur romana) più amati ed odiati. Per via del suo carattere forte e della sua spiccata personalità. E’ stata un apprezzato assessore (non mi chieda di scrivere assessora, non lo farò) e vice-sindaco, fino ad andarsene, diciamo così, sbattendo la porta. Com’è andata col sindaco Pisapia? Ci racconta cosa è successo davvero?

D.C.     Intanto sono nata a Milano e lo rivendico. Poi, basta con questa cosa del carattere forte: ho un carattere, ma serve se si vuole realizzare qualche obiettivo, l’importante è indirizzarlo per fare cose positive.

Non ho mai sbattuto una porta in vita mia. Penso, tuttavia, che, quando non ci sono più le condizioni per lavorare al meglio, sia bene fare un passo indietro. Per amministrare bisogna condividere gli obiettivi, serve lavoro di squadra: se questo viene meno, non si può continuare. Ho lavorato con entusiasmo e senza risparmiarmi per l’amministrazione, ad un certo ho capito che non era più possibile condividere il progetto per la città. Ho agito in coerenza.

  • Prima del Covid, si parlava molto del modello Milano, praticamente un brand creato da Sala, talmente “hype”, come si dice oggi, da diventare anche un po’ fastidioso: mi sovviene il bell’articolo di Michele Masneri sul Foglio, Contro Milano. La pandemia, diciamo la verità, ha un po’ affossato l’aura invincibile del nostro Sindaco, che, nel frattempo, si è preso parecchie cantonate: a questo punto, vorrei chiederle qual è il suo modello Milano, come vorrebbe la città nei prossimi anni, e cosa non funziona in quella attuale.

D.C.     Non mi permetto di giudicare il Sindaco e chi gestisce la città di Milano, così duramente colpita, non sarebbe stato facile per nessuno e comunque abbiamo tenuto. Ora, certo, si tratta di immaginare di riprendere il cammino, con basi e opportunità diverse.

Questo è il momento della cura: della città, delle persone, delle famiglie, delle professioni, del lavoro e delle imprese.

Ora, la vera sfida è riuscire a fare dell’amministrazione il sostegno dei cittadini, il facilitatore, il risolutore, il luogo dove potrai trovare una risposta ai tuoi progetti. È il momento del coraggio: semplificare, per fare bene e presto.

È il momento della rete, è il momento di mettere insieme tutti gli attori – imprese, terzo settore, associazioni, cittadini, università, professionisti – e lavorare per un nuovo cammino di solidarietà, bellezza, nuove attività, cultura, scuola e sostenibilità.

  • Dal Partito Comunista ad Italia Viva: è la parabola dell’incendiario diventato pompiere?

D.C.     È un percorso di maturazione, che ha permesso di non dimenticare che non c’è sviluppo, non c’è qualità della vita senza una reale giustizia sociale, senza pari opportunità per tutti e senza diritti e doveri.

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