Cos’è più insopportabile: se ti levano lo smartphone o la macchina? Sarebbe bello porre questa domanda agli italiani e vedere cosa rispondono. Immagino che l’incubo da sudori freddi sia la privazione del cellulare, ma con l’auto non si scherza, considerando la scarsa rete di trasporto pubblico in molte città e province del nostro Paese.
Ma non si tratta solo di un problema pratico. All’uso dell’auto privata sono legati fattori psicologici. Da uno studio epidemiologico, datato ma illuminante, emerge come “coloro che hanno accesso all’automobile sembrano trarre maggiori benefici psicosociali (padronanza, autostima e sentimenti di autonomia, protezione e prestigio) rispetto agli utenti del trasporto pubblico” (Anne Ellaway et alii, In the driving seat: psychosocial benefits from private motor vehicle transport compared to public transport). La ricerca, condotta nel lontano 2003, consigliava agli amministratori pubblici di non trascurare questi fattori nelle loro politiche mirate alla riduzione dell’uso del mezzo privato.
Lo ha imparato a sue spese l’intervistato di questo mese del mensile di Telos A&S PRIMOPIANOSCALAc: Carlos Moreno è un urbanista franco-colombiano, che ha proposto il modello della “città dei 15 minuti”, esposto in vari saggi, e da ultimo in Italia, pubblicato per Add Editore. Il principio è quello di Maometto che non va alla montagna, ma della montagna che va a Maometto. Invece di raggiungere posti lontani per andare al lavoro, dal medico, a studiare o divertirsi, questi luoghi vengono progettati per essere raggiungibili in un quarto d’ora a piedi o in bicicletta. Per chi vive a Roma, sarebbe un sogno!
Ne siamo sicuri? Girando per la città, la domenica all’ora della messa, mi sono recentemente trovata di fronte a una chiesa di un quartiere periferico. Era il periodo della preparazione delle comunioni, quindi la chiesa era inusualmente affollata dai ragazzini e dalle loro famiglie. Nella strada, le macchine erano parcheggiate in doppia fila. Sono andata a prendere un caffè al bar di fronte e ho chiesto informazioni. La cassiera mi ha spiegato che, in quel periodo dell’anno, era così tutte le domeniche. Le persone del quartiere prendevano l’auto privata per accompagnare i bambini alla funzione e la parcheggiavano in modo selvaggio, pur di evitare di camminare dieci o quindici minuti. Non scrivo venti minuti, perché la maggior parte delle persone che conosco pensano che sia paragonabile alla scalata della cresta sud-ovest dell’Everest. Ovviamente sono gli stessi che pagano fior di denari per iscriversi in palestra.
La proposta dei 15 minuti di Carlos Moreno è stata criticata da alcuni cittadini e dagli utenti del web, che hanno vissuto il divieto di prendere l’auto privata come un tentativo di ghettizzazione e di privazione della libertà. “La città dei 15 minuti è stata oggetto di critiche e teorie del complotto. Gli attacchi al mio lavoro e alla mia persona sono stati molto violenti e destabilizzanti e non posso spiegarli o giustificarli. La disinformazione e le teorie del complotto si sono diffuse in un lampo sui social media, spesso distorcendo le intenzioni e i principi dietro questo modello” ha commentato Moreno.
A quanto pare la ricerca sul valore psicologico del guidare un mezzo privato non è così datata. Malgrado il traffico delle nostre città, del quale tutti ci lamentiamo, le renda sempre meno vivibili, certe abitudini sono dure a morire. Per alcuni, andare a piedi o su un mezzo pubblico, richiederebbe un abbonamento con lo psicoterapeuta. Altro che palestra!
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