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Ultima campanella prima dell’obbligo vaccinale

Agitatore culturale
Ultima campanella prima dell’obbligo vaccinale

Da mesi l’opinione pubblica e la politica sono ostaggio delle disquisizioni sull’opportunità e legittimità dell’uso del Green Pass, ignorando quella che è la realtà quotidiana ed avvitandosi su ragionamenti ideologici privi di qualsiasi utilità, a maggior ragione in un momento così delicato come una pandemia mondiale. Le ultime misure sul green pass sono la campanella che indica la fine della ricreazione. L’ultima chance prima dell’istituzione dell’obbligo vaccinale.

L’idea della “spinta gentile” del Green Pass, infatti, nasce per indurre (chi ancora non lo avesse fatto) a vaccinarsi per riprendere a compiere tutta una serie di attività sociali ad alto rischio d’infezione. Ad esempio, fare attività fisica a contatto con altre persone, mangiare in un luogo chiuso, andare al cinema e al teatro, viaggiare in treno e in aereo, e, con l’apertura della scuola, anche fare lezione; mentre l’obbligo vaccinale è rimasto a tutti gli effetti confinato alle sole professioni sanitarie. Ed è su questa scelta, o sarebbe meglio dire “non scelta”, che si è consumato gran parte del conflitto tra le forze pro e contro il Green Pass. Sì, perché se sull’efficacia del vaccino i più concordano, sul Green Pass invece, le voci discordanti (anche autorevoli) ci sono eccome e riguardano tutte la mancata introduzione di un obbligo vaccinale per legge. L’attuale normativa, infatti, non impone che un docente sia vaccinato per svolgere la propria attività, ma solo che sia in possesso di un lasciapassare (il Green Pass, per l’appunto) che può essere ottenuto anche grazie a un tampone dall’esito negativo;

Per non introdurre (o semplicemente rimandare) l’istituzione dell’obbligo vaccinale il parlamento ha preferito prendere la strada del Green Pass pur conscio dell’eventualità di paradossi e vuoti normativi difficili da colmare. Ad esempio, per mesi è stato necessario avere il lasciapassare verde per mangiare al chiuso, ma tale obbligo non è stato richiesto né al personale in sala, né a quello in cucina, e la stessa cosa è successa per i conducenti dei mezzi pubblici. Così il numero dei vaccinati è stato alto ma non sufficiente ad evitare che le terapie intensive fossero anche d’estate piene di malati no vax che, oltre a tenere sotto pressione organici di sanitari stremati dalle fatiche di questi anni, di fatto occupano posti letto che potrebbero essere dedicati a malati con altre malattie da cui purtroppo non esistono vaccini e che nulla possono recriminare a obblighi e Green Pass. Per dare più vigore alla “spinta gentile” del Green Pass così il Governo è stato costretto ad estendere l’uso di questo strumento di induzione anche a tutti i lavoratori. Paradossale però che ancora in molti continuino imperterriti a contestare tale strumento adducendo a motivazioni ideologiche quanto figurative. L’altra assurdità, ad esempio, sostenuta dal più grande sindacato italiano (che dovrebbe chiedersi qual è nel 2021 la sua funzione) consiste nel chiedere che la scelta dell’irresponsabilità e dell’ignoranza di alcuni (tesserati evidentemente) ricada sulla collettività intera che, oltre a sobbarcarsi il costo in termini di rischi sanitari dovuti a no vax, dovrebbe, sempre secondo alcuni, pagargli anche i tamponi. Insomma pericolosi e costosi, in un Paese serio Totò direbbe “ma mi faccia il piacere” e invece nel nostro tali sciocchezze trovano titoli sui maggiori quotidiani. Ben venga la fermezza e il senso di responsabilità del premier Draghi.

L’ipocrisia (anch’essa una piaga sociale del nostro secolo) di tali individui arriva a far sostenere la tesi secondo cui l’obbligo vaccinale andrebbe bene mentre il Green Pass no, dimenticando che la saggia scelta di puntare in maniera sempre più decisa sull’uso di questo strumento ha l’obiettivo di una forte persuasione piuttosto che una costrizione che risulterebbe oltre che indigesta, di difficile esecuzione pratica. Cosa fare a chi rifiuterebbe l’eventuale obbligo? Procedimenti amministrativi? Penali? Con le carceri già al collasso. Ma le potreste di questi giorni, anche contro questo strumento e portate avanti da personaggi illustri, devono farci riflettere sul modo di ragionare e confrontarci nel dibattito pubblico di questo paese, sempre più farcito di retorica e sterile ideologia.

E ora di abbandonare le ipocrisie e quelle favolette che si raccontano ai bambini per prendere la medicina quando serve e agire invece in modo fermo e deciso. Ben venga l’estensione del Green Pass già utile, secondo i primi dati, a far aumentare le prenotazioni per il vaccino oltre il 30%, ma sia chiaro fin da ora che se non dovesse bastare neanche questo per raggiungere percentuali di copertura vaccinale pressoché totali, non c’è più tempo da perdere. L’estensione dell’obbligo vaccinale a tutte le fasce d’età che a oggi la scienza ha indicato come vaccinabili è l’unica soluzione plausibile. E la sensatezza nell’introdurre questa misura risiede nel fatto che siamo tutti, volenti o no, parte di una società complessa, tra le cui regole ( la più importante) vi è quella di non ledere alla salute altrui. Una società (quella occidentale in primis) che ci permette di avere una sanità gratuita, un’istruzione gratuita e una rete di protezione sociale mai vista nella storia dell’umanità. C’è già stato il tempo affinché tutti quelli che erano nella facoltà di farlo si assumessero le loro responsabilità, ma non tutti l’hanno fatto e l’ennesimo tentativo col Green Pass è l’ultima opzione per non mettere gli italiani davanti a quello che deve essere fatto essendo persone mature. Non siamo nelle favole, il lieto fine bisogna costruirlo tutti insieme perché non viene da se. Suoniamo la campanella agli irresponsabili, la ricreazione è finita.

 

Francesco Caroli