Erano partiti con il mio concittadino Mario Del Monaco, il primo a interpretare la celebre canzone, il cui testo fu scritto da Antonella Maggio, a cui fecero seguito una miriade di cover da Claudio Villa ai Negramaro. E già, perché quello che era sbocciato tra PD e i 5Stelle sembrava davvero “Un amore così grande”. Uno di quegli amori estivi, ricchi di passione, conditi dal sole sulla pelle e dalla salsedine sulle labbra, consumati tra il profumo intenso dei pini marini, che nella bella Italia degli anni ‘60 si mescolavano alle spiagge, e le dolci parole delle deboli onde notturne che si frantumavano fragili sul bagnasciuga. Uno di quegli amori che hanno ispirato libri, novelle e film e che hanno fatto sognare come i teneri ricordi di Giancarlo Giannini in “13 a tavola”.
Un amore così grande sbocciato al “travaglio” del governo Conte bis e tanto grande che i Democratici non hanno esitato a rinnegare più di una volta i valori di quel riformismo che hanno tentato ripetutamente di indossare, senza riuscirci, come un cappotto dalla taglia sbagliatissima. La illusione di coltivare e veder crescere una alleanza a due, un patto di ferro tra due colossi che permettesse loro di vincere le elezioni politiche, governare a due per 5 anni, senza l’ingombro dei partiti più piccoli o delle scomode forze centriste, ha indotto il partito di Letta a delle vere e proprie acrobazie sul trapezio delle contraddizioni. Perché alla faccia della adesione al Partito Socialista Europeo, voluta dall’allora segretario Renzi, il voltafaccia sul taglio dei parlamentari, la deriva continua sul populismo grillino, le posizioni giustizialiste sulla prescrizione o sui referendum sono una autentica abiura a quei valori riformisti il cui cappotto avevano tanto agognato.
Poi sono arrivate nuove consultazioni elettorali, nuovi dati e nuovi sondaggi. Il movimento pentastellato, esploso in maniera deflagrante nel 2018, è cominciato ad apparire una meteora dalla scia molto breve, e quell’incrociatore poderoso, al quale affiancare la propria portaerei, è diventato ben presto un canotto. Il rischio, per l’ammiraglio Letta, è ben presto diventato quello di fare la fine di Schettino. E allora come tutti gli amori estivi, così intensi ed esplosivi, anche questo sembra che duri lo stesso spazio che una estate occupa nella vita.
Solo che quegli amori, quelli che hanno disegnato le vacanze della nostra adolescenza, sono tutti indimenticabili, proprio perché impossibili. Quello che si sta frantumando nelle mani del segretario PD sarà invece tutto da dimenticare per le tante sciocchezze commesse in suo nome, i cui guasti li pagheremo per lungo tempo.
Sta arrivando, forse, il momento in cui i Dem ripeteranno a Conte le parole di Caterina Caselli, “Insieme a te non ci sto più” e guarderanno altrove, magari ai moderati per imparare finalmente un po’ di riformismo e per fare un centro-sinistra vero e non quel guazzabuglio di populismo-radicale di sinistra che hanno fatto sino ad oggi. E chissà che non succeda come quando Mina cantò le parole di Maurizio Costanzo, “se telefonando, io potessi dirti addio, ti chiamerei”.
Se non sarà troppo tardi per le elezioni politiche del 2023.
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