Per le vie inestricabili del web gira un video che in qualche modo fa a pugni con la rincorsa più o meno scomposta da parte di esponenti di governo all’abolizione dell‘identità digitale Spid e relativi servizi connessi.
Guardandolo, un over-quarantenne come me è stato percorso da un brivido (oddio sono vecchio…) misto successivamente a consolazione: è giusto piegarsi infatti, al principio di realtà, e si viene invitati a deporre le armi dell’ostinata e presuntuosa voglia di fermare le lancette dell’orologio.
Noi che abbiamo conosciuto il walkman (musicassetta) e poi il lettore cd ci siamo sentiti avanguardisti ridacchiando sotto il tavolo quando i nostri “vecchi” ci esaltavano la musica anni ’60 (splendida s’intende) mentre noi ascoltavamo in camera Ramazzotti, gli 883, Madonna, i Backstreet boys, gli Wham o ci si divideva tra le fazioni Duran Duran vs Spandau Ballet). Eravamo ganzissimi a mandare cartoline (con tanto di francobollo) durante le gite scolastiche, e anni dopo – non appena abbiamo avuto il primo cellulare (non chiamatelo smartphone) – quella card di 100 sms al giorno ci faceva sentire invincibili, connessi con il mondo, il nuovo che avanza mentre le mamme continuavano a chiamare con la rete fissa. Noi mobili, loro fissi no? Per non parlare della prima mail scritta e magari non inviata perchè i nostri amici ancora non erano connessi. Avevamo toccato vette altissime, avevamo fatto il salto socio-tecnologico definitivo con quel che costava andare su internet, questa strana e affascinante ma “sconosciuto” rete, la novità del terzo millennio.
Potrei continuare la litania nostalgica del tempo ma finirei per essere patetico. Il mondo va avanti e vivaddio insomma.
Tutto ciò per suggerire un pensiero: non si tratta – per citare Papa Francesco – di lasciarsi avvelenare dall’indietrismo, atteggiamento con il quale un pezzo dell’attuale classe dirigente vorrebbe assumere nei confronti dei nostri ragazzi. Ci vorrebbe semmai un movimento culturale opposto, un’inversione a U verso quell’attitudine culturale che crea ponti fra i tempi e che i sapienti chiamano “tradizione“: dal suo etimo antico (traditio dal verbo “tradĕre”) parliamo di “consegna” fra le generazioni di un deposito di valori, principi, idee forti che poi in qualche modo vengono ereditati in quanto tali.
E’ compito di chi riceve (e non viceversa) trovare l’adattamento coerente al valore e farne di essi pratica.
Lo dico anzitutto perchè interessato in prima persona come docente ed educatore ma credo questa storia apparentemente banale e secondaria del dibattito sì-o-no Spid ci segnala una distorsione da affrontare e risolvere poichè non si è mai vista paradossalmente una gioventù in politica più analogica dell’attuale. A sentire parlare i nuovi leader degli ultimi dieci anni non si è mai visto tanta inerzia e conservatorismo come oggi, dove in cima alle priorità è sempre il paese dei garantiti, lo status quo, la lotta allo sguardo ampio, l’avversione quasi puntuale al riformismo che punti a scuola, giovani, istruzione e innovazione. Stupefacente che tutti questi leader (tutti comunque under cinquanta) non siano capaci di centrare le questioni macro e micro sul futuro del paese senza processare e risolvere le contraddizioni che si presentano.
Per fare un esempio banale non mi sono mai capacitato di una cosa: non appena si giunge ad un click-day per ricevere un bonus monopattino o mobile, un incentivo per la bici o per uno sconto psicologo ecco che emergono come per incanto 33 milioni di Spid attivi in Italia con altrettanti 32 milioni di carte d’identità digitali . Poi – senza una logica – si vogliono abolire i pagamenti digitali, si va in piazza contro il POS negli stessi giorni (questi) dove le transazioni di pagamenti digitali sono aumentati del 130% rispetto al 2021 (per stare agli ultimi dati sul black friday). Tradotto in soldoni, mi chiedo allora di che cosa stiamo parlando? Dove sta il problema? Nessuno. Ma il sospetto che il giro di contante spicciolo è più una richiesta non-esplicita di chi vuole fare nero. Punto. Non ci sono evidenze contrarie ma dati e grafici totalmente che vanno in senso contrario.
Per tornare al video di prima, è l‘analogico che vuole insegnare al digitale che il digitale non esiste, il che sa di follia pura.
Dobbiamo andare quindi nella direzione che unisca sostanziale e modale senza per forza fare battaglie ideologiche e contrapposizioni sciocche: una politica economica sempre più bianca, veloce, creativa avvicinerebbe – in questo senso – le generazioni e la politica che settimane fa andava su tik tok a raccattare finte simpatie verso gli under 20 dopo non può – eletta – fermare il vento con le mani ma incentivare il nuovo che c’è con i valori positivi senza tempo. Fra i tanti penso alla logica dei dati, la competenza nel saperli studiare analizzare e affrontare, il buonsenso delle regole da assolvere. Saprà questa politica costruire seri ponti fra generazioni?
Bussiamo alla loro porta: ehi, Tik, Tok, ci siete oppure state ancorati al passato?
© Riproduzione riservata