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Vedremo poche conferenze stampa del signor Presidente Giorgia Meloni

Insegnante, giornalista e scrittore
Foto Roberto Monaldo / LaPresse
04-11-2022 Roma (Italia) 
Politica
Conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri
Nella foto Giorgia Meloni

04-11-2022 Rome (Italy)
Politics
Press conference after the Cabinet of ministers
In the pic Giorgia Meloni
Foto Roberto Monaldo / LaPresse 04-11-2022 Roma (Italia) Politica Conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri Nella foto Giorgia Meloni 04-11-2022 Rome (Italy) Politics Press conference after the Cabinet of ministers In the pic Giorgia Meloni
Nella notte del 4 novembre ho assistito alla prima conferenza stampa della premier Giorgia Meloni, che la collega Claudia Fusani ha qui resocontato.
Ha fatto giustamente notare Luciano Capone: “Alla prima uscita sui conti, Meloni e Giorgetti completamente inadeguati. La nuova Nadef prevede +1,1 punti di deficit (22 mld) ma la stessa crescita (+0,6%) della Nadef di settembre. Giorgetti, però, dice che potrebbe anche esserci una recessione. Nessuno spiega cosa è cambiato.”

Giornalisti e tecnici delle opposizioni all’attacco

Marattin, del Terzo Polo, ci ha inzuppato il pane:

“UNA DOMANDA. Il governo ha annunciato che i 22 mld di maggior deficit 2023 andranno interamente al caro-energia. “Altri interventi in materia fiscale e previdenziale – ha detto esplicitamente il ministro Giorgetti – devono essere coperte all’interno dello stesso settore”. Allo stesso tempo il governo ha annunciato che farà: 1) un intervento in materia previdenziale (=quota 41, che il primo anno costa 4 mld, e nel lungo periodo ben 65) 2) uno in materia fiscale (=l’innalzamento del forfettario a 100 mila euro, che costa 2 mld). La domanda quindi è piuttosto semplice: Il costo di queste due misure nel solo 2023 (6 mld) – secondo quanto dichiarato dal governo – deve essere coperto da interventi su pensioni e tasse. Come esattamente si intende farlo, visto che sul fronte-pensioni c’è anche l’ingente spesa per l’indicizzazione all’inflazione?”

Sbagliato anche l’orario della conferenza

Io aggiungo che Meloni in questa prima conferenza stampa ha sbagliato anche l’orario (le 21, dopo cena, un orario che mette allarme nella popolazione e ti porta per altro a bucare i tg delle 20 e delle 20.30, per uscire su quelli meno visti delle 24).

Il tracollo sui numeri del gas

L’ora tarda è stata anche letta, da diversi commentatori, come uno dei motivi dei tanti strafalcioni e inesattezze dette dalla premier, che è arrivata a confondersi sui numeri, come sul gas: “Da gennaio – ha affermato – ci saranno fino a duemila metri cubi di gas a prezzi calmierati per le imprese energivore”. Pupille roteanti del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gugliemo Pichetto Fratin. Che è costretto a correggere in pubblico la presidente del Consiglio: “Sono due miliardi di metri cubi, presidente, non duemila”. Anche perché, si fa notare, quello sarebbe poco più del consumo di una famiglia. Ma Meloni capisce “due milioni” e ripete “milioni” quando si corregge. Segue seconda correzione del ministro, a insistere su “miliardi”. Meloni capitola: “Sì, miliardi. Scusate. Stasera è così”. Ma  avrebbe poi sbagliato ancora sulla data del prossimo consiglio europeo dei ministri dell’Energia, posposto al 24 febbraio quando in realtà è previsto per il 24 novembre.

Lessico da bar, molto poco patriottico

Spostandosi sulla norma civetta anti-rave, Meloni riacquisisce un po’ di colore sulle gote, ma va verbalmente oltre e le scappa: “Non siamo più la repubblica delle banane. Quest’Italia qui è finita”. Testuali parole, nel bel mezzo di una conferenza stampa ufficiale del capo del governo alla stampa nazionale e internazionale: curiosa uscita per una leader che fa del nazionalismo e del patriottismo una sorta di emblema personale e politico.

Eccesso di verbosità e un imprevisto annuncio di concertazione

Ha sbagliato l’eccesso di verbosità, non dando subito la parola ai suoi ministri seduti di fianco a lei, ma volendo sempre commentare, chiosare, aggiungere. Ha sbagliato l’incertezza sui numeri economici. Non ha proprio risposto alle domande della collega del Sole24ore, che giustamente chiedeva lumi e dettagli sulle linee guida della prossima manovra economica, e ha ottenuto da Meloni solo occhioni sgranati e la giustificazione che deve “prima sentire i sindacati”. Nemmeno ha detto “le parti sociali” che comprendono Confindustria, ma proprio solo i sindacati: significa per altro che il governo di Destra adotterà la concertazione, tipica dei governi di sinistra, e questa è in sé una grossa notizia. Se fosse affidabile.

Lontanissimi dalla salda serenità di Mario Draghi

Morale, siamo lontani miliardi di anni luce dalla calma olimpica di Mario Draghi e del suo governo. Dalle atmosfere cordiali e rilassate, con un tocco di ironia e la consapevolezza di potersi permettere risposte anche monosillabiche che brillavano come diamanti per la loro inequivocabilità e chiarezza. E mettevano, semmai, in risalto la pochezza dei giornalisti che le avevano poste, in modo magari malizioso.

Ci saranno poche di queste conferenze stampa

Siamo tornati ad avere un governo di politici altamente impreparati a gestire l’economia. Che quando parla di metri cubi di gas non ha l’alba delle misure di cui tratta (migliaia, milioni, miliardi: che vuoi che sia?). Donne e uomini nervosi, stressati, vagamente minacciosi nei toni e con un lessico da bar di periferia. L’incapacità di controllare questo genere di comunicazione si è vista il 4 novembre in modo plastico. Queste conferenze stampa a Meloni mettono in difficoltà e prevedo che ne farà di meno, preferendo tornare alle interviste coi giornalisti amichevoli, uno a uno. Magari sulla Rai, o al Tg2, da dove dopotutto ha pescato il suo ministro alla Cultura.