Questo luglio caldissimo fa salire la temperatura al Nazareno. E il Pd di Elly Schlein si scioglie, giorno dopo giorno, sotto un sole impietoso. Ieri a darle il buongiorno è stata l’intervista di Riccardo Illy, ex sindaco di centrosinistra di Trieste capofila di quella primavera dei sindaci civici che allargarono il perimetro riformista. Il suo giudizio sulla giovane segretaria Dem non è dei migliori. “Elly Schlein ? Credo che sia una iattura per il Pd, per il centrosinistra e pure per Giorgia Meloni, che però ancora non lo sa”, chiosa con ironia l’imprenditore in una intervista al Corriere della Sera. “Al leader della maggioranza serve un’opposizione forte, non debole e frammentata, altrimenti si rafforzano i rivali interni. Schlein farà perdere molti voti al Pd. Trovo surreale che l’abbiano eletta i passanti.Il segretario giusto era Stefano Bonaccini”.

E va bene, avranno rassicurato i nuovi consiglieri della segretaria svizzera, nel caso di Illy devono essere stati i troppi caffè a renderlo nervoso. Però se si guarda indietro, a quell’assolata Napoli dove Schlein è stata fino a sabato, non è andata meglio. E dire che la segretaria dem, forse mal consigliata da qualcuno dei suoi, teneva tanto a fare tappa nel capoluogo campano. Una passeggiata in città e qualche selfie, qualche stretta di mano. Che politicamente rischia di pagare caro, dopo che il veto di Vincenzo De Luca ha fatto sentire – e vedere – il suo peso. Nessun consigliere regionale – e tantomeno il presidente dem della Regione – si è fatto vedere all’assemblea del Pd. Poco male, si dirà.

L’iniziativa sull’autonomia differenziata non ha prodotto granché: non c’è un documento, non ci sarà un seguito parlamentare. Ma ha avuto il pregio di rendere plastica la sonora spaccatura tra il Pd di Vincenzo De Luca e quello di Schlein. “Il Nazareno agisce attraverso atti di delinquenza politica”, l’attacco del governatore campano. “Hanno messo un cacicco di nome Misiani a fare il commissario”, si lamenta De Luca. Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, se l’è presa con chi – come la segreteria della Schlein – è avviato a escludere gli avversari interni dal partito: “io l’ho sempre detto, Vincenzo De Luca rappresenta una risorsa per la Campania, ci possono essere dei momenti di frizione, dei conflitti, poi ci sono delle dinamiche interne al Pd rispetto alle quali io non entro, ma noi dobbiamo lavorare per l’unità, non possiamo fare a meno di nessuno”. La rottura è consumata, è sotto agli occhi di tutti: di Vincenzo De Luca (come del figlio Piero) Schlein è intenzionata a fare a meno, eccome. Ma intanto, De Luca alla manifestazione della Schlein non lo hanno visto arrivare.

D’altronde non è la sola rottura certificata in questi giorni. Se nel Lazio, dove si è votato nel febbraio scorso, tutto il Pd era compatto dietro alla candidatura di Alessio D’Amato, non può non colpire come ieri D’Amato abbia lasciato quel partito sbattendo la porta. Nel corso di una conferenza stampa con Carlo Calenda, per annunciare il suo passaggio ad Azione, D’Amato se l’è presa con Schlein: “Io non ho fatto le scuole a Lugano, come sapete, ma a Labaro, borgata storica di Roma” è stata la prima stoccata alla neosegretaria del Pd, che D’Amato accusa di essere subalterna al Movimento 5 Stelle nella linea politica. “In maniera leale ho detto con non condividevo alcune iniziative intraprese, poi ho preso atto che non c’è stata alcuna risposta e nessuna chiamata: ne prendo atto dolorosamente ma anche in maniera molto consapevole” racconta l’ex assessore, per poi aggiungere: “Ho scelto di aderire ad Azione per portare avanti un fronte riformista in questo paese e soprattutto per lavorare sulle questioni concrete a partire dalla sanità pubblica. Nel Pd – rivela – sono molti a pensarla come me, ricevo tanti messaggi: è chiaro che non è semplice ma penso che nei prossimi mesi ci saranno altre scelte come la mia. Ciò – aggiunge – non significa essere in contrapposizione, ma lavorare in un campo che è quello del centrosinistra ma rafforzando il profilo riformista”.

Il senatore Enrico Borghi – che ha lasciato i Dem per entrare in Italia Viva – è intervenuto venerdì scorso all’iniziativa in cui il cantiere di Beppe Fioroni ha preso le mosse (“Tempi Nuovi, i Popolari uniti”) proprio per testimoniare come riformisti e popolari nel Pd non trovino più cittadinanza. In Parlamento il Pd non tocca palla. Schlein non ha creato un clima favorevole per trovare un compromesso col governo sulla retribuzione minima legale. E se si fa politica con i soli slogan, c’è il fondato timore che chi ha una ampia maggioranza in Parlamento non consenta facili brecce alle opposizioni. Ieri ha sentito di dover dire la sua sull’alluvione in Romagna, a due mesi dall’alluvione. “Chiediamo risposte chiare perché non si può scaricare tutto sui sindaci. Il governo Meloni l’ha buttata in politica e ora siamo in una situazione drammatica”. Non sembri un volerla “buttare in politica”, ma andrebbe ricordato che secondo la delibera regionale dell’Emilia Romagna numero 21 del 28/02/2020 il “coordinamento delle politiche di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici” era la delega di Elly Schlein.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.