Il caso
Bologna, arrestati 12 anarchici per aver fatto saltare due antenne…
«Arresti che hanno una strategica valenza preventiva volta ad evitare tensioni sociali». Così parlano i carabinieri di Bologna nella conferenza stampa in cui spiegano l’operazione con dodici misure cautelari: sette in carcere e cinque obblighi di firma a carico di anarchici accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo anche internazionale istigazione a delinquere imbrattamento di cose altrui danneggiamento e incendio. Gli inquirenti si vantano di arresti preventivi con evidente ed esplicito riferimento alle tensioni sociali che potrebbero scoppiare in tempi di coronavirus. Cioè teorizzano e praticano che prima si arrestano le persone e poi si vede. Gli unici fatti concreti sono relativi a due ripetitori “saltati” nella periferia bolognese a dicembre di due anni fa. Gli arresti per due antenne rotte sembrano spropositati ed esagerati da qualsiasi punto di vista si guardi la vicenda.
Ma l’accusa di aver sostenuto la rivolta carceraria dei primi giorni di marzo spiega ancora meglio i motivi dell’operazione. Dal momento che illustri magistrati, giornali e “pentiti” avevano esternato la preoccupazione che dietro le rivolte ci fossero o la mafia o gli anarchici e qualcuno era arrivato addirittura a ipotizzare una alleanza.
Passi per gli anarchici che fomentano rivolte ma la mafia tutto vuole tranne che si protesti nelle galere perché storicamente ha bisogno di calma e tranquillità per i suoi traffici. Nella conferenza stampa i carabinieri hanno pure sottolineato scandalizzati che due degli indagati percepivano il reddito di cittadinanza e in questo modo a livello mediatico hanno trovato anche una sorta di aggravante di fatto.
Per gli arresti esulta l’assessore alla sicurezza della regione Lombardia Riccardo De Corato: “Finalmente qualche anarchico finisce in galera”. A protestare contro gli arresti sono le associazioni “Macerie” e “Bianca Guidetti Serra” che forniscono anche i nomi degli arrestati: Elena Riva, Nicola Savoia, Duccio Cenni, Guido Paoletti, Giuseppe Caprioli, Leonardo Neri, Stefania Carolei. Sembra che a dare particolare fastidio sia stata la campagna contro i centri di detenzione per immigrati. L’accusa di associazione sovversiva non appare supportata da solidi elementi e sembra destinata a venir meno. Ma a tempo debito.
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