L’attuale ministro Bonafede ne ha combinata un’altra: da un lato ha modificato l’art. 2476 c.c. relativo alla responsabilità degli amministratori nelle srl, inserendo all’art. 378 del nuovo codice della crisi d’impresa (la normativa che sostituisce la vecchia legge fallimentare) un quinto comma che sancisce espressamente che «gli amministratori rispondono verso i creditori sociali per l’inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione dell’integrità del patrimonio sociale. L’azione può essere proposta dai creditori quando il patrimonio sociale risulta insufficiente al soddisfacimento dei loro crediti. La rinunzia all’azione da parte della società non impedisce l’esercizio dell’azione da parte dei creditori sociali. La transazione puó essere impugnata dai creditori sociali soltanto con l’azione revocatoria quando ne ricorrono gli estremi», dall’altro ha previsto la nomina di un delatore quale controllore dell’imprenditore per società che abbiano superato determinati limiti.

Fino a oggi, l’attuale disciplina civilistica non prevedeva la possibilità per i creditori di citare in giudizio gli amministratori sociali, ma solo, eventualmente, di richiedere il risarcimento dei danni per atti dolosi o colposi compiuti da questi ultimi (nella pratica giudiziaria era, però, abbastanza raro). Con la nuova formulazione di cui sopra, entrata in vigore dal 16 marzo 2019 ma i cui effetti dirompenti si cominciano a vedere solo ora, il ministro Bonafede ha deciso di uccidere le srl. Infatti, moltissimi amministratori hanno deciso di dimettersi dalla carica preoccupati dall’applicazione dell’art. 378 CCII, altri hanno deciso di trasferire le aziende all’estero (Bulgaria, Montenegro, Albania, Malta, ecc.), gli amministratori stranieri sono letteralmente scappati dall’Italia e le Pmi stanno lentamente morendo.

A ciò si aggiunga “la tagliola” della figura prevista dall’art. 2477co. 2 e 3 c.c. come modificato dall’art. 379 CCII i cui limiti sono stati altresì innalzati dal decreto sblocca cantieri di giugno 2019 secondo cui è prevista la nomina obbligatoria dell’organo di controllo (collegio sindacale) o del revisore quando la Srl ha superato per due esercizi consecutivi almeno uno dei seguenti limiti: 1) totale dell’attivo dello stato patrimoniale: 4 milioni di euro; 2) ricavi delle vendite e delle prestazioni: 4 milioni di euro; 3) dipendenti occupati in media durante l’esercizio: 20 unità.
Tale obbligo previsto per il 16 dicembre 2019, a seguito della levata di scudi delle associazioni di categoria e degli ordini professionali, al momento è stato posticipato al 30 aprile 2020 (con l’approvazione dei bilanci).

Un clima da “caccia alle streghe”, nel mirino del governo incredibilmente ci sono gli imprenditori, i produttori di pil, già considerati dal diritto tributario presunti evasori, oggi messi letteralmente nella impossibilità di lavorare. Evidentemente non bastava il total tax and contribution rate al 65%, burocrazia folle e giustizia civile in tilt. Siamo nel pantano da 15 anni col pil bloccato, sull’orlo della recessione ed il governo che fa? Continua a comprimere le libertà economiche, a mortificare la creatività imprenditoriale degli italiani e a far scappare gli investitori stranieri. Ormai l’Italia è considerato da chi fa impresa uno stato canaglia, ma gli imprenditori con questa ultima assurda misura sono stati “condannati a morte” dal ministro della Giustizia della Repubblica Italiana. Noi siamo in campo essenzialmente per questo, per liberare l’Italia e la sua economia reale da questa assurda cappa di piombo.