All’ultima Mostra del Cinema di Venezia, la numero 79, si era portato a casa il Leone d’argento per la miglior regia e Premio Marcello Mastroianni all’attrice emergente Taylor Russell ed ora Bones and All, primo film girato in America dal nostro regista più amato all’estero, Luca Guadagnino, sbarca finalmente in sala, dal 17 novembre. Facendo la gioia di stampa, pubblico e fan appassionati, a presentare il film tra Roma e Milano, sono arrivati il regista in compagnia del suo protagonista, Timothée Chalamet, da lui consegnato alla fama grazie a Chiamami col tuo nome.

Tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice statunitense Camille DeAngelis, Fino all’osso, il film è un on the road, racconto di formazione e storia d’amore tra due ragazzi, Maren (Taylor Russell) e Lee (Timothée Chalamet), due outsider che hanno in comune la “fame” di carne umana e che si ritrovano l’uno negli occhi dell’altro. Ad apertura incontro, ad introdurre il suo film ci pensa subito Guadagnino: «Penso che Bones and All sia una fiaba sulla solitudine dell’esistenza umana. Al tempo stesso, c’è questo forte desiderio di voler porre fine a questa solitudine grazie allo sguardo, all’attenzione che qualcun altro ci dedica. Di tutti i miei film, penso che questo sia quello che affronti in maniera più diretta questo tema, quello della solitudine, dell’essere umano che si staglia nella vastità di un vuoto». Ad ampliare il discorso sul film poi si unisce Chalamet: «Credo che Luca volesse raccontare una storia d’amore concentrandosi su due personaggi che sono stati respinti dal resto del mondo. Ancora oggi, in America, ci sono tantissimi giovani che lottano per trovare sé stessi e questo si riflette tantissimo nel film, nonostante sia ambientato negli anni 80».

Già a una prima visione veneziana, è risultato chiaro che Bones and All non fosse un film horror sul cannibalismo ma una storia d’amore. Nonostante ciò, percorre anche le linee del cinema di genere. Sul come ha gestito questo elemento “fantastico” chiarisce Guadagnino. «Più che altro non pensando al film come un horror, ma come a un film di personaggi che sono mossi da un comportamento che non possono interrompere perché è nella loro natura e guardando a quei comportamenti nella maniera più oggettiva e non compiaciuta possibile. In generale comunque tutti i film dell’orrore sono film teneri alla fine, penso». Tra i momenti più intensi dell’incontro con Guadagnino e Chalamet c’è sicuramente quello dei ringraziamenti del giovane attore al suo mentore: «Non sarei qui senza Luca. Senza di lui non sarei stato in grado di fare tutti i progetti che ho realizzato. Luca è stato il primo ad avermi dato una chance. A lui devo chi sono ora. Mi ha regalato una carriera, ha scommesso su di me. Per me è stato un mentore e continua a esserlo. Come dice lui: ‘c’è una partnership tra di noi’. È un uomo fantastico, un amico e mi auguro che potremo lavorare tanto assieme nel futuro. È stata e sarà sempre una figura importantissima nella mia vita».