Insulti, minacce e botte alle coppie lesbiche
Boom di aggressioni omofobe: la Campania è nella spirale dell’intolleranza

Non bastavano le ragazze allontanate dalla spiaggia di Miseno solo perché lesbiche. L’ultima storia di “ordinaria intolleranza” vede come vittime una 21enne e una 23enne di Arzano, aggredite mentre si baciavano in auto: un passante le ha insultate e ha schiaffeggiato una di loro, ma non prima di minacciare di dare fuoco alla vettura. Possibile? Possibile che una comunità tradizionalmente tollerante e inclusiva come quella campana sia diventata tanto fanatica, insofferente e persino violenta?
Il dubbio sorge spontaneo se si riflette non solo sugli ultimi due episodi – ai quali, secondo qualche esponente politico locale, se ne aggiungerebbero almeno altri cinque verificatisi nell’ultimo mese – ma alle statistiche. I dati, infatti, parlano di 135 casi di violenza omotransfobica verificatisi dal 2012 al 2020 in tutta la Campania. Pochi? Niente affatto se si pensa che quei 135 episodi rappresentano quasi il 40% dei 357 registrati, nello stesso periodo di riferimento, in tutto il Mezzogiorno. Ed è questo che oggi porta i vertici partenopei dell’Arcigay a denunciare il «clima sempre più ostile» nei confronti di gay, lesbiche e trans, e a invocare l’approvazione della legge Zan «per chiarire certi episodi come atti di violenza e negazione e punirli come di dovere».
Proprio il dibattito sul disegno di legge che oggi divide la politica italiana è all’origine dei recenti episodi di intolleranza secondo l’antropologo Marino Niola: «La responsabilità non è solo di chi manifesta o incita alla violenza nei confronti di persone dal diverso orientamento sessuale, ma anche di chi non alimenta un confronto chiaro e consapevole sul ddl Zan, preferendo farne uno strumento di incivile propaganda politica». Insomma, troppi parlano di quel progetto di legge in modo poco chiaro, creando così quel clima di sospetto che è il brodo di coltura della violenza più becera. A giocare un ruolo determinante, però, è anche l’ignoranza. Secondo le statistiche, infatti, gli episodi più gravi di omotransfobia funestano prevalentemente i contesti sociali più degradati, dove l’insofferenza verso gli altri orientamenti sessuali sfocia spesso in plateale aggressività.
Ne è convinta Isa Danieli, icona del teatro e del cinema napoletani che in passato è stata madrina del Pride: «Trovo assurdo che al giorno d’oggi si assista ancora a violenze di matrice omotransfobica così come trovo ridicolo che la storia d’amore tra due donne sia considerata come un fatto straordinario. Se succede tutto ciò, è perché l’ignoranza regna sovrana. E l’ignoranza fa sempre rima con intolleranza». Come si può aiutare Napoli e la Campania a uscire dalla spirale di violenza in cui sembrano precipitate a dispetto della loro storia? «Le società metabolizzano qualsiasi cosa – osserva Niola – Alla fine il buonsenso prende il sopravvento come è avvenuto, in passato, per il divorzio e l’aborto. Nel frattempo, ci sono due cose da fare: perseguire i violenti e approvare il ddl Zan senza ulteriori indugi». Per Isa Danieli, invece, la battaglia va condotta soprattutto sul piano culturale: «Tutti vanno messi in condizione di esprimere liberamente il proprio orientamento sessuale. E per farlo bisogna investire nella scuola e nelle arti: non dobbiamo piegarci alla violenza».
© Riproduzione riservata