Iv raggiunge il numero minimo per l’autosufficienza al Senato
Borghi lascia il Pd e va con Italia Viva: “Ma non faremo gruppo autonomo”

Italia Viva acquisisce un senatore: arrivano così a 10 quelli del gruppo Iv-Azione, a 6 quelli strettamente “Vivaci”. Tre uomini e tre donne, abbastanza per costituire un gruppo autonomo. La notizia dell’uscita del senatore Enrico Borghi dal Pd coglie tutti di sorpresa. Elly Schlein non commenta. Il presidente dei senatori Pd, Francesco Boccia, è incredulo: «Devo capire, ho saputo dai giornali…», confida arrivando a Palazzo Madama. E già questo dà la dimensione delle dinamiche di un gruppo, quello Pd al Senato, che si dimostra tanto sfarinato da arrivare a perdere pezzi senza accorgersene. Non lo hanno visto andare via, si può dire parafrasando Schlein. E si aggiunga che Borghi non è un senatore qualsiasi.
È membro del Copasir da due legislature – ed è tra i principali esperti di geopolitica, sicurezza e cybercrime – ed è stato tra le colonne storiche del Ppi prima e della Margherita poi. Non si dimetterà dall’organismo di controllo dei servizi segreti, e anzi denuncia di aver lasciato il Pd perché trova scivolose le posizioni della nuova segreteria in tema di collocazione internazionale. «La politica è constatare la realtà dei fatti», dice entrando in conferenza stampa. Matteo Renzi ha convocato una presentazione che ha il sapore della festa. «Il progetto di un par-tito riformista, Terzo polo, terza forza che sia è oggi più forte e più credibile», dicono Renzi, Borghi e Raffaella Paita, che presiede il gruppo al Senato.
«Vedrete che altri arriveranno», dice Matteo Renzi senza nascondere la soddisfazione. È l’emorragia silenziosa che Stefano Bonaccini aveva previsto. «Se vincesse Elly Schlein, non credo che ci sarebbe una scissione ma il rischio di tanti singoli abbandoni invece lo intravedo», disse, prima del 25 febbraio, il governatore dell’Emilia Romagna. Serviva qualcuno di noto a rompere il muro di gomma: quello che ha fatto l’ex capogruppo Marcucci nei giorni scorsi. L’abbandono di Enrico Borghi, componente della segreteria con Enrico Letta, è la prima conseguenza concreta, non sfuggirà poi che l’esponente dem piemontese sarà il sesto senatore di Italia Viva, numero che consentirebbe a Renzi di costituire un gruppo autonomo, senza i colleghi di Azione.
Una eventualità che l’ex presidente del Consiglio non sembra interessato a prendere in considerazione, ma il monito a Calenda è abbastanza chiaro. L’altra considerazione che si porta dietro l’uscita di Borghi è che la linea del disagio dentro il Pd corre soprattutto nell’area cattolica, nonostante le rassicurazioni di Delrio. La battuta della segretaria sulla Gpa ha gettato altra benzina sul fuoco. «Faremo un grande lavoro insieme», dice ancora Renzi a Borghi. Lo farete capogruppo? Gli chiede un giornalista. «Miriamo più in alto, la prossima volta farà il Ministro». Per i gruppi, d’altronde, si procede a ranghi serrati insieme ad Azione, e anzi cercando anche di ingrandire la famiglia riformista. «Sono contento delle parole di Renzi, mi fanno piacere, neanche io ho intenzione di rompere i gruppi», gli fa eco a distanza Calenda.
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