Quali sono i limiti etici e sociali di una sponsorizzazione? Possiamo liberamente promuovere tutto, attraverso lo sport, o è giusto porre dei confini, necessari per non diffondere messaggi controproducenti se non addirittura fondamentalmente sbagliati? È una domanda che ci si pone a più livelli, nello sport europeo, e che al momento non ha una risposta univoca. Il calcio, sempre più affamato di soldi che vadano ad alimentare bilanci mai troppo capienti, negli ultimi anni sta avendo una escalation di casi tra chi vorrebbe regolamentare la materia e chi preferisce lasciarla libera. I tifosi al solito stanno nel mezzo, divisi tra la passione per la propria squadra che tutto giustifica e qualche ragione d’ordine etico e sociale che emerge (soprattutto quando a fare gli accordi sono gli altri). Senza voler mettere tutto in un calderone è bene raccontare quanto sta accadendo in una escalation che ha portato in Germania recentemente il club del Borussia Dortmund, recente finalista di Champions League, all’accordo con una società che produce armi da guerra, e lo fa senza edulcorare il concetto, richiamandosi alla difesa come ad una attività industriale necessaria ed inevitabile negli ordinamenti statali, benché mai facile da giustificare tout court e a cuor leggero, e con un profilo di eccezionalità non certo difficile da intuire.

Scommesse

Nelle scorse settimane ha fatto discutere, in Italia, la sponsorizzazione di maglia dell’Inter, che dalla prossima stagione riceverà 30 milioni di euro da Betsson.sport, un sito che ufficialmente fa informazione sportiva ma che senza tanti giri di parole rappresenta un escamotage per veicolare un brand delle scommesse. La scappatoia è ampiamente in uso su molti media per superare il divieto di pubblicità al betting voluto dal Decreto Dignità del Governo Conte. L’Agcom ha risposto (come del resto da interpretazione dominante in questi anni, quindi senza stupore alcuno) che va tutto bene. Nulla da eccepire. Quindi avanti così, con l’impressione che il tema abbia fatto discutere soprattutto perché è coinvolta la squadra campione d’Italia e la cifra è cospicua. Due criteri che chiaramente non dovrebbero spostare le interpretazioni in linea di principio. Sullo stesso tema l’Inghilterra, paese che con la ludopatia fa i conti da sempre, ha visto i club di Premier League approvare volontariamente un ban degli sponsor di maglia con società di scommesse dal 2026-27. Curioso che i club stiano facendo cash-in negli ultimi mesi annunciando importanti deal prima delle limitazioni. Dal ‘26 in poi sarà interessante capire la loro di interpretazione, anche perché non riferita ad una legge ma ad una scelta collettiva, verrebbe da dire di responsabilità sociale se non di buon senso.

Germania

Chi sta affrontando i temi più spinosi in tema di sponsorizzazioni è certamente il calcio tedesco. Giusto fare una premessa: in Germania vige la regola 50+1. Significa che il controllo maggioritario del capitale sociale dei club deve essere in mano ai soci, quindi ai tifosi. La regola ha tenuto la Bundesliga ai margini del mercato che in questi anni ha portato all’arrivo di molti fondi, sia di investimento (americani in particolare) che sovrani (gli arabi). Qualcuno la chiama protezione, altri mancata opportunità, ma al di là del giudizio di merito uno degli effetti è quello di aver creato frizioni tra i club formalmente governati dai soci e gli sponsor. Senza volersi dilungare qui è bene dire comunque che questa regola è formalmente così ma poi alcuni patti di governance hanno creato dei casi che ci fanno dire che insomma, il 50+1 è un limite, certamente, ma non invalicabile. E così in questi anni sono finiti nel mirino diversi accordi, anche perché in Germania ci sono molti gruppi ultras che fanno riferimento a movimenti politici di sinistra ed estrema sinistra per così dire più conflittuali su certi temi. Nel 2022, dopo l’invasione dell’Ucraina, lo Schalke 04 di Gelsenkirchen – club peraltro già in profonda crisi finanziaria – ha annullato la partnership con Gazprom, azienda energetica sostenuta dalla Russia. Quell’accordo era visto come un esercizio di soft power quando fu firmato nel 2007 ed era da tempo fonte di attrito. Più recentemente, la relazione del Bayern Monaco con Qatar Airways, che è stata sponsor di manica del club tra il 2018 e il 2023, ha causato il caos nell’assemblea generale del Bayern del 2021 a causa delle proteste dei tifosi che hanno ottenuto la chiusura dell’accordo. Critiche – ma senza annullamento – ha ricevuto anche l’intesa tra la Dfb (la federazione tedesca) e Tiktok, controverso social media cinese al centro di numerose preoccupazioni per quanto riguarda l’utilizzo dei dati degli utenti.

Armi da guerra

Ultimo, ma primo per rilevanza e delicatezza del tema, è arrivato il Borussia Dortmund, club della Bundesliga tedesca, che ha firmato con Rheinmetall, un produttore di armi, per un valore di oltre 20 milioni di euro in tre anni. I loghi di Rheinmetall saranno visibili sui tabelloni pubblicitari nello stadio a partire dalla prossima stagione. È la prima volta nella storia della Bundesliga che un club si associa a un’azienda del settore delle armi. Tifosi, media e politici si sono schierati contro ma un sondaggio di Ruhr Nachrichten (un giornale locale) su 10 mila persone ha rilevato un 55% di supporto all’accordo. L’amministratore delegato del club Hans-Joachim Watzke, ha dichiarato apertura al dibattito pubblico sul tema. A ben pensarci del resto il dibattito può essere a pieno titolo uno degli obiettivi della sponsorizzazione stessa. Michael Schulze von Glasser, segretario politico della German Peace Society e tifoso del Bvb, ha espresso forte opposizione organizzando proteste e affermando che circa tre quarti dei tifosi non lo apprezzano (nonostante il sondaggio di cui sopra).

I critici sottolineano tra le altre cose che Rheinmetall ha armato la Russia e paesi come il Qatar ed aggiungono che il Borussia Dortmund è noto per le sue campagne contro il razzismo, l’antisemitismo e l’omofobia. Su quest’ultimo punto onestamente ci sentiamo di dire che solo in una visione ideologica piuttosto arbitraria questi temi possono essere omogeneizzati o considerati naturalmente antitetici. I difensori dell’accordo sostengono che Rheinmetall è necessaria per la sicurezza moderna, soprattutto in un’Europa instabile. Sul tema è intervenuto anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Il cancelliere non gode di grande popolarità al momento ma non si è sottratto ed ha affermato che la realtà del nostro tempo giustifica la necessità di aziende di armamenti. La sponsorizzazione di Rheinmetall rappresenta un nuovo territorio nel calcio tedesco, riflettendo un cambiamento nelle attitudini nazionali verso la sicurezza. La Germania ha speso 6,6 miliardi di euro in assistenza militare all’Ucraina nel 2022 e 2023, con una parte significativa destinata ai prodotti Rheinmetall. L’azienda non vede conflitti di valori con Borussia Dortmund e ritiene che l’accordo promuova l’eccellenza e il successo internazionale. Politica e tifosi tengono per ora il dibattito aperto.

Giovanni Armanini

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