Bracciante muore sotto al sole, due morti in 20 giorni in Campania: “Vietate di lavorare negli orari più caldi”

Bracciante agricolo stroncato da un malore mentre lavorava da ore sotto al sole. L’ennesima tragedia è avvenuta in un terreno agricolo di Parete, piccolo comune italiano in provincia di Caserta, dove a perdere la vita, nella giornata di martedì 27 luglio, è stato un uomo di nazionalità straniera colto da un malore mentre lavorava in una serra. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 che purtroppo non hanno potuto fare altro che constatare il decesso: l’uomo sarebbe stato colpito da un arresto cardiaco, favorito dal caldo elevato di questi giorni con temperature che superano anche i 40 gradi. Sconvolti i colleghi di lavoro e la comunità africana residente a Parete.

Sulla tragica scomparsa dell’uomo, che avviene a poche settimane dal 9 luglio scorso quando a Falciano del Massico, sempre nel Casertano, un bracciante di appena 20 anni, di nazionalità albanese, è stato stroncato da un malore mentre lavorava sotto al sole, intervengono i sindacati che chiedono di vietare di lavorare negli orari più caldi della giornata: “Dopo il decesso di due settimane fa a Falciano del Massico, in provincia di Caserta, ieri a Parete l’ennesimo decesso di un bracciante agricolo colpito da arresto cardiaco dovuto anche alle elevate temperature. E intanto la Regione Campania, cui abbiamo chiesto di adottare un’ordinanza, come già fatto in Puglia e Calabria, che vieti lo svolgimento di lavori all’aperto tra le 12.30 e le 16.30, non ha ancora ricevuto riscontri, tranne che la convocazione in commissione Agricoltura al Consiglio regionale dalla quale, però, non è arrivata nessuna risposta positiva alla nostra richiesta. Cosa dobbiamo ancora attendere? Un altro bracciante morto?”.

Flai-Cgil Napoli e Campania e Flai-Cgil Caserta lanciano un appello non solo alle istituzioni ma anche alle aziende. “Due giorni fa Inps e Inail – ricordano Basile e Prata – hanno pubblicato le istruzioni per la cassa integrazione ordinaria in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa a causa delle temperature elevate, alla quale le aziende possono accedere quando il termometro supera i 35 gradi centigradi. Ai fini dell’integrazione salariale possono essere considerate idonee anche le temperature percepite. Per il settore agricolo – spiegano – si applicherebbe la Cisoa”. “Ci auguriamo – concludono – che si intervenga quanto prima: agosto è alle porte e le previsioni non danno cenno di una tregua da parte del caldo e se non si prenderanno i necessari provvedimenti ci ritroveremo a contare ancora vittime del lavoro in agricoltura”.