L’incidente ferroviario di Brandizzo, che ha tragicamente causato la perdita di cinque operai, sembra essere tutt’altro che un caso isolato, al contrario. Sarebbero stati frequenti altri episodi di inizio-lavori sui binari senza l’interdizione formale del transito dei treni, e in alcuni casi, persino tra un convoglio e l’altro. L’inchiesta condotta dalla Procura di Ivrea sta raccogliendo ulteriori prove e testimonianze che confermano questa tendenza, in particolare attraverso le dichiarazioni di ex colleghi di Kevin Laganà, la vittima più giovane dell’incidente avvenuto una settimana fa.

La giornata di ieri negli uffici del procuratore Gabriella Viglione è stata intensa, con magistrati e agenti della Polfer che sono rimasti fino a tarda sera per analizzare una vasta quantità di documenti e testimonianze. Antonino Laganà, il fratello di Kevin e collega manutentore nella ditta Sigifer già tre anni fa, quando  Kevin entrò in azienda, è stato interrogato per quasi quattro ore al mattino. Antonino ha fornito dettagli sulle pratiche nei cantieri, sottolineando il comportamento abituale di iniziare i lavori sui binari prima dell’autorizzazione ufficiale, come mostrato nel video registrato da Kevin la notte dell’incidente.

“Eravamo abituati a lavorare così, ci mettevano sui binari e iniziavamo. A volte l’autorizzazione arrivava dopo, altre volte non c’era. Il video parla da solo, mio fratello si è fatto autogiustizia”.

Si fa riferimento a un via libera “formale”, poiché sembra che in passato sia bastato un accordo verbale da parte del responsabile di Rfi sul campo per iniziare i lavori. In quella tragica notte, questo ruolo spettava a Antonio Massa, ora indagato per disastro ferroviario e omicidio plurimo con dolo eventuale. Quattro minuti prima dell’impatto mortale, è immortalato in un video il passaggio di un altro convoglio: potrebbe aver ingannato il responsabile abbassando l’attenzione. Massa era al telefono con la dirigente manutenzione per verificare proprio questo.

Inoltre, un altro ex lavoratore della Sigifer e cugino di Kevin ha riferito agli inquirenti di altri episodi in cui le procedure di sicurezza non sono state rispettate, come l’uso di attrezzi prima dell’autorizzazione ufficiale. Le testimonianze alimentano il sospetto di una pratica consolidata e potrebbero arrivare nuove conferme dalle prossime audizioni.

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