Gli inquirenti al lavoro sulle prime ipotesi
Brandizzo, una “prassi” controversa alla base della strage dei cinque operai travolti dal treno | Le indagini sui dispositivi di sicurezza
Gli operai al lavoro ben prima di quanto prevedesse l’orario: questa l’ipotesi in campo, sulla quale si stanno muovendo gli inquirenti, a margine della tragedia di Brandizzo, dove, nella notte, hanno perso la vita cinque addetti alla manutenzione dei binari ferroviari.
Manutenzioni solo dopo le 22 e solo nei fine settimana, per creare meno disagi possibili ai viaggiatori. Le norme recitano così. Allo stesso modo, gli operai dovrebbero fare solo due notturni a settimana: anche questa è la disposizione a norma di legge. Ma viene aggirata con la clausola della “volontarietà”. E così, la prassi diviene quella di anticipare i lavori, come pare sia accaduto a Brandizzo, luogo della tragedia ferroviaria in cui cinque operai hanno perso la vita.
Ascoltando gli audio delle telefonate tra il dirigente movimento di Chivasso e il collega di Rfi sul campo e le immagini della telecamera sul binario uno, si arriva a una prima certezza: la squadra degli operai era sul posto ben prima dell’orario previsto, ovvero mezzanotte. E i lavori di manutenzione erano iniziati subito dopo il passaggio di quel che si credeva fosse l’ultimo treno in transito. E non lo era.
Ecco su cosa si sta muovendo la Procura di Ivrea: si cerca di capire, entro le indagini sull’incidente di Branzisso, se questo anticipo sui tempi della manutenzione sia stata una tragica eccezione o una fatale “prassi” delle aziende.
Un secondo percorso investigativo riguarda, al di là dell’errore umano, la verifica delle procedure di sicurezza. I magistrati stanno verificando se ha funzionato il sistema di protezione della linea, quando ci sono cantieri. Un sistema che interrompe la circolazione ferroviaria e che blocca l’impulso elettrico quando i binari sono occupati, appunto per garantire sicurezza: quel che a Brandizzo, para non abbia funzionato, spezzando le vite dei cinque operai della Sigifer.
Infine, c’è l’ipotesi dell’errore umano: l`interruzione della circolazione non fu mai data e, quindi, neppure il nulla osta per l`inizio dei lavori. Ecco perché per la Procura di Ivra sono sotto indagine sia Antonio Massa, 46 anni, la «scorta ditta» di Rfi al fianco degli operai, sia Andrea Girardin Gibin, caposquadra della Sigifer. Per entrambi, le accuse sono di disastro ferroviario e omicidio plurimo con dolo eventuale.
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