La comunità indigena dell’Amazzonia brasiliana era già minacciata dal governo di Jair Bolsonaro che dalla sua entrata in carica, nel gennaio 2019, aveva ulteriormente aperto alle esplorazioni minerarie e petrolifere nei territori del più grande polmone verde della terra. Al pericolo rappresentato dall’esecutivo, e a quelli degli interessi dei grandi gruppi produttori di gomma e di legname, si aggiunge adesso anche la pandemia da coronavirus. È infatti stata resa nota la notizia del primo contagio in un gruppo indigeno dell’Amazzonia, quello dei Kokama.

Si tratta di una donna di 20 anni, un’operatrice sanitaria di un villaggio del distretto di Santo Antônio do Içá, al confine con la Colombia. La donna sarebbe entrata in contatto con un medico impegnato nell’attività di cura di pazienti affetti da coronavirus.

La notizia è stata fatta circolare come un vero e proprio allarme. Stando al parere di molti esperti il contagio potrebbe diffondersi e “decimare la popolazione indigena del Brasile”. La comunità conta circa 850mila persone ed è abitualmente in lotta contro la deforestazione, gli interessi dei grandi gruppi industriali che lavorano il legname e altre materie prime. Recentemente è stato infatti ucciso “a colpi d’arma da fuoco” Zezico Guajajara, un “Guardiano della Foresta”, un leader indigeno dello stato di Maranhao.

Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha intanto cambiato opinione sulla pandemia. Soltanto qualche giorno fa andava ripetendo che si trattava di una normale influenza e si era fatto riprendere in giro per le strade della capitale Brasilia incurante delle misure di protezione e di sicurezza. I principali social network avevano anche deciso di oscurare la sua passeggiata e alcuni sui interventi per la politica di contrasto alle fake news sul contagio. Poi il cambio di rotta: Bolsonaro ha negato il suo negazionismo e ha riconosciuto che il coronavirus è “la più grande sfida della nostra generazione” e che per affrontarla sono necessari “unione e collaborazione”. Precedentemente il presidente brasiliano era sembrato molto più preoccupato dall’emergenza economica che da quella sanitaria.

Secondo la John Hopkins University sono 6.931 i casi di contagio in Brasile, 244 i morti.

Redazione

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