La proposta del Presidente Usa
Brevetti sui vaccini, non gettiamo il bambino con l’acqua sporca della storia
![Brevetti sui vaccini, non gettiamo il bambino con l’acqua sporca della storia Brevetti sui vaccini, non gettiamo il bambino con l’acqua sporca della storia](https://www.ilriformista.it/wp-content/uploads/2021/03/12563001_large-900x600.jpg)
In altri tempi il giudizio favorevole espresso da Joe Biden sulla liberalizzazione dei brevetti dei vaccini avrebbe forse suscitato più discussione, e timori, nell’opinione pubblica americana. Gli Stati Uniti sono pur sempre la patria del capitalismo, ove la proprietà intellettuale, anche dei prodotti dell’intelligenza umana, è “sacra” e inviolabile. Si dirà che la pandemia ha cambiato tutto e che, a ben vedere, anche i “sacri” principi liberali non sono poi tanto sacri essendo il liberalismo pragmatico e non ideologico e permettendo in tempi di eccezione ampie deroghe alle sue regole. Ed è tutto vero, ma forse il problema è più complicato: andrebbe impostato quanto meno in un orizzonte storico, e anche filosofico, più ampio.
Anche in questo caso, infatti, l’impressione è che la pandemia abbia accelerato, o sia un alibi per farlo, processi in corso già da tempo. Si pensi alla proprietà intellettuale di un altro tipo di prodotti cognitivi, quelli giornalistici, che, nonostante immani sforzi regolativi, è sempre più difficile garantire o far rispettare, e anche valutare adeguatamente da un punto di vista economico, dopo l’avvento del web. O si pensi anche ai problemi connessi alla privacy, ove la tutela dei diritti privati di riservatezza, seppur fatta a volte con regole meticolose e pervasive come quelle europee, sembra dare l’impressione di essere il classico dito che vuole fermare lo scorrere delle acque dell’oceano. Cosa hanno allora in comune tutti questi fenomeni? Io direi la problematicità sempre più evidente della distinzione fra pubblico e privato su cui si è fondata buona parte della scienza e della pratica politica dell’età moderna. È come se gli argini si fossero rotti, e dei nuovi, ovvero di altro tipo, non sia dato vederne.
Non c’è da meravigliarsi: le epoche storiche mutano e nei momenti di transizione, come è probabilmente quello attuale, è naturale che si viva disorientati. Bisogna accettare le sfide della storia. Nulla di male se non fosse che quegli argini hanno garantito negli ultimi secoli un bene molto prezioso: la libertà individuale (la “libertà dei moderni” di cui parlava Benjamin Constant). E anche la libertà di iniziativa privata, che, mossa dal profitto, ha sviluppato la creatività e l’innovazione migliorando indirettamente (anche grazie alle azioni sindacali organizzate) le condizioni di vita di tutti. D’altronde, si dirà (lo ha fatto ieri Astolfo Di Amato su queste colonne), quella iniziativa in tanto le grandi industrie farmaceutiche l’hanno potuto realizzare nel caso dei vaccini in quanto si sono avvalse di ingenti risorse statali.
Vero anche questo, ma una conferma della tesi della crisi delle distinzioni moderne che qui si vuole avvalorare. In definitiva, penso che bisognerebbe perciò procedere con molta cautela, anche solo nell’annunciare cambiamenti “epocali” quale in prospettiva è quello a cui ha detto di mirare il presidente americano. Il rischio è sempre quello di gettare il bambino con l’acqua (divenuta nel frattempo) sporca della storia.
© Riproduzione riservata