Da ieri sera il Regno Unito non è più uno stato membro dell’Unione. A mezzanotte ora di Londra, le 23 in Italia, è entrato in vigore l’accordo di recesso. Ieri, dopo il Parlamento, anche il Consiglio Europeo ha approvato l’accordo che sancisce il divorzio tra Ue e Regno Unito. Nel suo atteso discorso alla Nazione, il premier britannico Boris Johnson ha fatto appello a cogliere un’ “opportunità storica” e ha chiesto all’opinione pubblica di aiutarlo a «liberare tutto il potenziale di questo Paese e far salire di livello l’intero Regno Unito».
Johnson ha parlato alle 22 ora locale, mentre sull’edificio di Downing Street è apparso un display con il conto alla rovescia per l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue a partire dalle 23, la mezzanotte in Italia. «Domani apriamo un nuovo capitolo» nelle relazioni tra l’Unione Europea e la Gran Bretagna, ha dichiarato su Twitter il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas. «Sono sollevato dal fatto che – sottolinea- siamo riusciti a prevenire il caos del “no deal”. Ma rimane un peccato che la Gran Bretagna, se ne vada». «Spero – ha aggiunto – che potremo concordare una nuova partnership».
Per il leader laburista dimissionario, Jeremy Corbyn «è una giornata importante per tutti», indipendentemente da quello che hanno votato, perché «si decide la futura direzione del Paese», che adesso «deve guardare avanti». «Il Regno Unito – ricorda – deve assicurarsi di mantenere buone relazioni» con la Ue e «non cadere nella braccia di un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti». «Abbiamo perso, i remainers devono affrontare una semplice questione», osserva invece l’ex premier britannico Tony Blair.
Per l’ex capo del governo laburista, che ha sostenuto la permanenza nell’Ue da quando nel 2016 gli elettori britannici hanno votato per l’uscita al referendum è tempo che i remainers «passino a una posizione completamente diversa…dovremo – sottolinea – essere costruttivi su questo e vedere come la Gran Bretagna imposterà una relazione con l’Europa e troverà la sua nuova nicchia nel mondo».