E' giallo sulle cause del raid
Bruciata la porta dello studio di Maria Cuomo, avvocato e giudice di pace
Qualcuno ha appiccato il fuoco alla porta dello studio di un avvocato e giudice di pace. Lo ha fatto poco prima delle luci dell’alba, approfittando delle strade buie e deserte. Il gesto ha tutta l’aria di un’azione premeditata, ma perché? Sulle cause è ancora mistero.
E il giallo tiene in tensione l’intera Agerola, la cittadina arroccata sui Monti Lattari dove ha sede lo studio legale dell’avvocato Maria Cuomo, civilista e amministrativista iscritta al foro di Torre Annunziata, nonché giudice di pace ad Ottaviano. Poco prima delle cinque del mattino è stata svegliata dalla telefonata del proprietario dello studio che l’ha avvisata delle fiamme appiccate alla porta di ingresso.
C’è stato un tentativo di innescare l’incendio anche dal punto in cui c’è una finestra, ma in quel caso le tapparelle in alluminio hanno ostacolato il progetto criminale. Sull’episodio indagano i carabinieri. Per fortuna l’incendio è stato subito domato e non ci sono state conseguenze serie per nessuno. Restano la tensione che un simile gesto genera inevitabilmente e gli interrogativi ancora senza risposta. Il Consiglio dell’ordine di Torre Annunziata ha espresso solidarietà all’avvocato parlando di «squallido e vile tentativo intimidatorio».
«Nel condannare fermamente il gravissimo e inconcepibile gesto non possiamo che associarci al comprensibile turbamento provato dalla collega e assicurarle il convinto sostegno in questo momento difficile» hanno affermato in una nota il presidente Luisa Liguori e il segretario Ester Di Martino. Solidarietà anche dall’avvocato Armando Rossi, componente dell’Organismo congressuale forense, che ha aggiunto: «Auspico che venga fatta piena luce sugli autori e sui motivi del grave episodio di intimidazione che vede coinvolti colleghi, soprattutto in alcune aree problematiche del nostro paese. Che la giustizia faccia il suo corso nel rispetto delle regole del nostro sistema giudiziario, senza frettolosi processi sommari e mediatici».
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