Delle tre elezioni regionali che si terranno quest’anno, la Liguria è il banco di prova più curioso e interessante, sia per il Governo che per le opposizioni. Ovviamente sono importanti anche Emilia Romagna e Umbria, ma una serie di ragioni renderanno la Liguria più decisiva per entrambi gli schieramenti.

Infatti i due schieramenti hanno messo in campo due figure attrezzate, due personalità forti e all’apparenza totalmente antitetiche. Se il Sindaco di Genova Marco Bucci appare un uomo molto solido e pratico, un amministratore capace e di pochi fronzoli, Andrea Orlando è invece un politico puro, un capo corrente abilissimo nella strategia politica, che però mai si è cimentato con l’amministrazione concreta. Si, è vero, è stato tre volte Ministro e in tre Ministeri molto diversi. Però fare il Ministro non significa amministrare. Chi amministra nei Ministeri è il capo di Gabinetto o il Direttore generale. Il Ministro è il volto pubblico, il portatore di una linea politica e programmatica. È logico pensare che ai tempi del Ministero di Grazia e Giustizia, chi tenesse le redini fosse il magistrato Melillo, capo di Gabinetto di Orlando, poi promosso non a caso a capo della Direzione Distrettuale antimafia. E lo stesso fatto che Orlando abbia fatto il Ministro senza grandi sbavature in tre Ministeri diversi, significa che è un abile politico, uno che sa un po’ di tutto senza eccellere in niente, e capace di delegare.

Bucci l’aritmetico, Orlando il logico

Una bella sfida, resa ancora più interessante dalla ragione per cui si tiene ora e non alla sua scadenza naturale: la vicenda giudiziaria di Toti e le sue dimissioni. Sul piano matematico direi che Bucci appare un aritmetico, un matematico classico che sa che la prima cosa che bisogna fare è saper contare e averne tutti gli strumenti. Come tutti i matematici appare concentrato sugli argomenti che affronta, poco incline a farsi distrarre da polemiche artificiose e speculazioni astratte. Orlando appare piuttosto un logico, un abile ragionatore che non solo utilizza gli aventi a suo vantaggio, ma che opera perché gli eventi avvengano e siano vantaggiosi. Il suo forte sembra essere l’applicazione della logica aristotelica.

Il ragionamento Aristotelico

La relazione tra la matematica e la logica è molto stretta. Entrambe sono fondamentali per la comprensione e lo sviluppo delle scienze esatte. Si tratta di una relazione profonda e intrinseca. La logica fornisce il fondamento formale su cui si basa ogni ragionamento matematico. L’una senza l’altra, sarebbero praticamente impossibili. Il logico più conosciuto e frequentato, però, non è propriamente un matematico, ma uno dei più grandi filosofi di ogni tempo, e cioè Aristotele di Stagira. Una delle sue grandi opere, Organon, affronta il tema del ragionamento e dell’argomentazione, introducendo concetti fondamentali del pensiero di ogni epoca, come le categorie, i sillogismi e le regole del ragionamento. L’architettura logica di Aristotele, più che richiamare le astrattezze della speculazione filosofica, sembrano proprio un’architettura matematica, precisa, puntuale, rigorosa.

Andrea Orlando ha ragionato come Aristotele

Uno dei concetti centrali della logica aristotelica è il sillogismo, un tipo di argomento che si compone di tre proposizioni: due premesse e una conclusione. Il sillogismo aristotelico è strutturato in modo tale che la conclusione sia logicamente necessaria e vera a partire dalle sue premesse. Il suo più famoso sillogismo recita così: tutti gli uomini sono mortali (premessa maggiore), Socrate è un uomo (premessa minore), Socrate è mortale (conclusione). Nella vicenda ligure Andrea Orlando ha ragionato esattamente come Aristotele. Forte del suo ruolo di ex Ministro delle Giustizia e della sua diretta conoscenza dei meccanismi processuali e del modus operandi delle Procure, una volta partita l’inchiesta su Toti, avrà pensato: tutti in politici sotto inchiesta sono morti, Toti è un politico sotto inchiesta, Toti è morto (ovviamente in senso politico e metaforico). E si è lanciato in un’impresa che gli è apparsa facile facile. Quale migliore campagna elettorale per lui di una campagna giustizialista, moralista, con pochi argomenti concreti e molta propaganda politica generalista?

Terremoto PD

La candidatura di Bucci e il patteggiamento di Toti, tuttavia, hanno modificato il profilo della campagna elettorale. Patteggiando, Toti, ha ridotto la portata pubblica della vicenda, ha tolto le procure dalla campagna elettorale e ha liberato Bucci da una fastidiosa disfida sulle vicende giudiziarie. Ovviamente la scelta di Toti non è commentabile, è sua e solo sua, e piena di risvolti umani anche comprensibili. Non tutti hanno il carattere e la pazienza per affrontare anni di odissea giudiziaria. Però ora la partita della Liguria appare molto interessante e aperta e soprattutto molto insidiosa per il Pd. Può vincere in tre regioni e aprire la crisi del Governo Meloni. Però se dovesse perdere in Liguria perderebbe con un suo leader nazionale di grande prestigio, uno dei tre capicorrente più influenti (gli altri due sono Franceschini e Guerini) e una figura molto forte nell’establishment italiano. Per il Pd sarebbe un vero terremoto.