La sua storia travagliata l’ha raccontata in un libro che esce oggi su Apple Books, A metà, firmato Carlotta Rossi Spencer.

Spencer come Bud, al secolo Carlo Pedersoli, l’iconico attore scomparso proprio il 27 giugno di sei anni fa. Carlotta, 46enne producer che vive a Londra, ha intrapreso la scorsa settimana l’iter giudiziario per ottenere il riconoscimento di paternità di Carlo Pedersoli: la donna chiede l’esame del Dna e un risarcimento dagli eredidel danno subito per la sostanziale mancanza della figura paterna nell’intero arco della vita”.

La sua storia è tutta nel libro in cui racconta la storia d’amore tra sua madre Giovanna Michelina Rossi e l’attore, e nell’intervista concessa oggi al Corriere della Sera, in cui sottolinea che il padre ha provveduto al suo mantenimento fino alla laurea, le ha pagato le vacanze e l’istruzione negli Stati Uniti, mentre suo madre ha ricevuto mille euro al mese di mantenimento fino alla morte dell’attore.

Madre di due figlie, il marito Carlo lavora in Italia, Carlotta spiega di avere tutte le prove per vedersi riconosciuta come figlia legittima del celebre attore. I legali in particolare hanno riprodotto i movimenti bancari dal 2005 al 2015.

Quanto al rapporto con Carlo-Bud, Carlotta spiega che del padre “non avevo il numero privato, era sempre lui a chiamarci. Avevo solo il fisso dell’ufficio, dove rispondeva la segretaria. Quando mamma è morta ho telefonato a Giuseppe Pedersoli, il suo primogenito, di cui mi ero procurata il cellulare perché lavoriamo nello stesso ambiente. La telefonata è durata 30 secondi, il minimo indispensabile. Gli ho detto chi fossi e che avevo bisogno di avvisare Carlo. Non l’ho mai più sentito”.

Un uomo che non ha mai potuto chiamare papà, sempre e solo “Lallo”, lei per lui era invece “Lallina”. Il primo ricordo di lui invece è il suo arrivo a casa “con una valigia che a me sembrava gigantesca, ma in realtà era normale. Era piena di giochi. Ho questa immagine di un gigante dal sorriso buono, una sorta di Babbo Natale fuori stagione con la giacca blu e la valigia bianca”.

A 13 anni il padre le rivela di avere un’altra famiglia, con tre figli ‘legittimi’. Fino ad oggi il silenzio, quindi la decisione di ricorrere al tribunale per vedersi riconosciuta la paternità, e un memoir sulla sua storia familiare. “Non c’è un motivo per cui ho deciso adesso di avanzare le mie richieste in Tribunale e di raccontare in un libro il grande amore che ha legato mia madre a mio padre – spiega Carlotta -. Oggi sono pronta, prima no. E mi sento affrancata dalla promessa fatta a mia madre, mancata il 9 novembre 2015, che non avrei mai detto a nessuno chi era mio padre”.

Un padre che Carlotta non ha voluto salutare al funerale, “non avrei potuto salutarlo come voluto”. Per questo, come migliaia di fan, è andata in Campidoglio per la camera ardente aperta al pubblico. “Ho fatto la fila come tutti, accanto a ragazzi che avevano tatuato il suo nome e quello di Terence Hill sul braccio. Sono passata davanti alla salma, un cordone bordeaux separava “noi” dalla famiglia legittima. Io ero una spettatrice”.

Avatar photo

Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.