L'ex portiere bianconero oggi al Parma
Buffon: “-15 alla Juventus? Masochismo o antipotere che vuole abbattere il potere”
Gianluigi Buffon detto Gigi è l’ultimo calciatore della Nazionale italiana Campione del Mondo nel 2006 ancora in attività. Ha da poco compiuto 45 anni. “Alla mia età, e sono ottimista, è bello ragionare di mese in mese”, ha detto in un’intervista a La Stampa, un’intervista a tutto campo: dai punti di penalizzazione alla Juventus alla Serie A, dalla Nazionale alla nuova scuola azzurra dei portieri. Con il Parma sogna di arrivare ai playoff di Serie B: i gialloblù sono a 34 punti a questo punto della stagione, a 20 punti dalla vetta ma a 5 dalla terza in classifica.
È tornato al Parma, dove nel 1995 esordì in Serie A. 19 stagioni alla Juventus, una al Paris Saint Germain. Ritiene che nella scuola dei portieri italiani “da parecchio non si vedeva un livello così alto. In B Caprile è la migliore espressione, in A ce ne sono tanti bravi: Audero, Falcone, Provedel che si conferma a un livello superiore, Carnesecchi che al debutto in categoria lascia percepire un talento cristallino, Vicario che per il secondo anno sta facendo qualcosa fuori dal comune”. Non cita mai Alex Meret, il portiere titolare del Napoli capolista in Serie A.
È intanto la stagione più difficile per la Juventus dai tempi di Calciopoli: l’inchiesta della procura della Federcalcio (FIGC) sulle plusvalenze false ha portato a una penalizzazione di 15 punti. “Aspetto che si completino gli iter giudiziari. Ma in caso di un’altra dura condanna nello spazio di diciassette anni, considerato che la Juve viene dipinta come il potere poiché vincente, non potrei non pormi una domanda: è il potere masochista che si autoflagella o è l’antipotere che vuole abbattere il potere?”. Ancora da sciogliere il filone sulle cosiddette “manovre stipendi” della società bianconera.
Sulle morti, precoci e drammatiche, di Gianluca Vialli e Sinisa Mihajlovic, che hanno scosso ben oltre il mondo del calcio: “Ti resta addosso un velo di tristezza. E capisci l’importanza che avevano oltre il calcio, nel sociale e nella famiglia: prima che campioni, erano padri, mariti, amici. Mi ha commosso una lettera della figlia di Sinisa: dobbiamo far capire ai nostri la fortuna che abbiamo a stare insieme ogni giorno, a non avere malattie. Serenità e salute non sono scontate”.
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