Bullismo, i più poveri rischiano di essere allontanati dalle famiglie

La proposta di legge sul cyberbullismo, approvata in commissione, approda in aula alla Camera. E se le novità sono tante, c’è anche chi – come Forza Italia, con D’Ettore – accusa la maggioranza di forzare la mano con scarse garanzie per i meno abbienti. Vediamo le novità nel dettaglio.

Si parla innanzi tutto dell’istituzione di un numero telefonico di emergenza attivo h24 rivolto ai ragazzi che hanno bisogno di assistenza, della creazione di una app telefonica anti- violenza, estensione del reato di stalking alle “condotte di reiterata minaccia e molestia che pongono la vittima in una condizione di emarginazione”, come nel caso del bullismo, anche nella sua declinazione “cyber”. Arriva poi una stretta nel caso i genitori non rispettino l’obbligo scolastico per i figli (oggi previsto fino ai 16 anni): le multe cresceranno dagli attuali 30 euro a un minimo di 100 euro a un massimo di mille euro. Infine, risorse per il fondo “careleaver” e per la formazione di insegnanti e maestre. Il progetto si pone in continuità a una legge sul cyberbullismo in vigore dal 2017, prevedendo diverse correzioni e aggiunte.

Il testo prevede la modifica del codice penale nella parte che riguarda il reato di atti persecutori, ovvero lo stalking. Gli effetti dell’articolo 612 bis, quindi, vengono estesi alle condotte (come minaccia e molestia) che provocano l’emarginazione della vittima. Ma non basta, è stata introdotta una nuova aggravante che scatta se il reato viene commesso da più persone, e, dunque, per il “branco” viene prevista la confisca obbligatoria di tablet, telefoni e pc utilizzati negli atti di bullismo.

La nuova riforma modifica la legge n. 71 del 2017, per estenderne il campo d’applicazione anche alla prevenzione e al contrasto del bullismo tradizionale, ovvero senza mezzi informatici. Non solo, la pdl uscita dalla Camera affida un compito in più ai dirigenti scolastici: nel caso in cui nella scuola si verifichino episodi di bullismo e cyberbullismo – dopo aver informato i genitori – potrà coinvolgere i servizi sociali e, nei casi più gravi, avvisare le autorità competenti per l’attivazione delle misure rieducative.

Una modifica riguarda la legge sul tribunale per i minorenni. E, in particolare, le norme sulle misure coercitive di intervento non penale nei confronti di minorenni che, oltre a risultare irregolari per condotta o carattere, tengano condotte aggressive, anche di gruppo, nei confronti di persone, animali o cose. In questi casi il pubblico ministero può segnalare la situazione al tribunale per i minorenni che, sentito il minore e i genitori, ed effettuate indagini, può attivare un percorso di mediazione oppure un progetto di intervento educativo e riparativo, sotto la direzione e il controllo dei servizi sociali minorili.

A conclusione del progetto, il Tribunale dei minorenni, tenendo conto della relazione dei servizi sociali, ascoltato il minorenne e i genitori potrà decretare: la conclusione del procedimento; la continuazione del progetto (anche rivedendolo); dare in affido il minore ai servizi sociali; collocarlo in una comunità, ma solo in caso di extrema ratio, ovvero quando tutte le altre possibilità appaiano inadeguate. Su questo punto in particolare si registra la levata di scudi degli azzurri.

La difesa affidata al legale di fiducia, stando alle parole di un giurista come l’onorevole Felice Maurizio D’Ettore, Professore ordinario di diritto privato presso la Scuola di Economia e Management dell’Università degli Studi di Firenze, presenta infatti profili di incostituzionalità. “E’ come dire che solo chi ha le spalle larghe, in termini di possibilità economiche, può garantirsi una tutela legale se accusato di bullismo”. Quasi una contraddizione in termini. La battaglia di D’Ettore, dopo la bocciatura in aula del suo emendamento, prosegue. Un ordine del giorno a suo nome è stato già depositato. Il testo è stato licenziato da Montecitorio e ora passerà al Senato per un nuovo passaggio parlamentare, ma alla seconda lettura, scommettono in molti, non passerà indenne.