A lavoro i vigili del fuoco per prelevare il mezzo incastrato dal 22 luglio
Bus precipitato a Capri, iniziate le operazioni di recupero: sarà analizzato per ricostruire l’incidente
Spostarlo da quella scarpata sarà un’impresa ardua ma necessaria. Dal 22 luglio quando il bus Atc è piombato sul lido “Le Ondine” a Marina Grande di Capri è rimasto lì immobile, quasi a ricordare il dolore per la morte di Emanuele Melillo, il conducente 33enne, che in quell’incidente ha perso la vita. Quel giorno rimasero ferite altre 23 persone.
Intorno alle 9.30 sulla banchina di Capri sono sbarcati i Vigili del Fuoco con i loro pesanti automezzi. Come riportato dal Corriere del Mezzogiorno, dovranno imbracare la carcassa del bus e provare a issarlo con una gru dotata di escavatore parcheggiata all’ingresso dello stabilimento.
Dopo aver recuperato il mezzo e rimesso l’area in sicurezza, il bus sarà trasportato a Napoli a bordo di un traghetto. In città resterà a disposizione per completare le indagini preliminari, coordinate dalla Procura di Napoli e affidate alla polizia di stato. L’obiettivo è riuscire a ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente e accertare le eventuali responsabilità.
Le indagini sul bus precipitato a Capri
Melillo lo scorso 22 luglio era alla guida di un autobus di linea dell’azienda Atc con a bordo 11 passeggeri, precipitato nel vuoto finendo la propria corsa sulla spiaggia, a ridosso di un lido nella zona di Marina Grande. Melillo è l’unica vittima di un incidente, le cui cause sono tutte da accertare, che ha provocato anche 23 feriti, alcuni di loro in modo grave ma nessuno in pericolo di vita.
Il sostituto procuratore di Napoli Giuseppe Tittaferrante ha dato il via libera alla sepoltura dopo i numerosi esami eseguiti sul corpo di Melillo per chiarire quanto prima le cause che hanno portato al suo decesso. Il 3 agosto nel centro storico di Napoli sono stati celebrati i funerali di Melillo, salutato tra lacrime e applausi dalla folla accorsa.
Inizialmente si era pensato a un malore, un infarto mentre era alla guida. Ipotesi questa smentita dai primi esiti dell’autopsia. “Dagli accertamenti eseguiti è emerso che le cause del decesso sarebbero riconducibili a ‘lesioni multiple agli organi toraco-addominali‘: al momento, quindi, sembrerebbe escluso che il decesso sia stato causato da un malore o da una patologia” ha chiarito la scorsa settimana Giovanna Cacciapuoti, legale della famiglia della vittima.
L’ipotesi su cui è a lavoro la procura di Napoli è quella di omicidio colposo. Continuano gli accertamenti sul mezzo e su quel tratto di strada per escludere il guasto meccanico. Si verifica che le revisioni siano in regola, si controllano i documenti della società privata Atc, al vaglio anche i turni di Emanuele, i giorni in cui ha lavorato, i riposi oltre alle condizioni del minibus, in particolare ruote e motore, che secondo alcuni colleghi di Melillo era “obsoleto”. Accertamenti anche sulla ringhiera di protezione divelta dal mezzo guidato da Melillo, poi precipitato nel lido sottostante.
“Mio fratello era sano come un pesce, non soffriva di niente, era un leone. Ora vogliamo la verità”, ha dichiarato a Repubblica Amalia, 43 anni, sorella di Emanuele. Non riesce a rassegnarsi, dopo la notizia dell’incidente: “Mi ha chiamato un parente che lavora a Capri, mi ha detto prega, la vita di tuo fratello è appesa a un filo. Ho pregato ma non è servito”. Ripete più volte che Emanuele era un gran lavoratore, “uno stakanovista, non si lamentava mai, quando era maltempo e non riusciva a rientrare, ha dormito più di una volta con il sacco a pelo in un garage, pur di lavorare. Ha lavorato anche gratis, quando l’azienda era in difficoltà, ha fatto mille mestieri, voleva fare l’infermiere”.
“Era come se la ruota fosse uscita fuori dall’asse, come se avesse urtato contro un marciapiede”. È questa la versione resa da uno dei passeggeri del minibus di Capri. “Non c’è stato malore, il conducente non ha avuto un mancamento, ma ha resistito fino alla fine, ha provato con tutte le sue forze a raddrizzare la corsa del mezzo, che nel frattempo era sbandato”.
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