Manifestanti e benpensanti
Bye, bye Hamas, non mancherai a nessuno
Cari manifestanti e benpensanti italiani e non, nutriti e beneficiati della libertà occidentale (anche di dissentire) che solo da noi vi è garantita, piangete pure: siamo alla fine di Hamas, un’organizzazione del terrore che avete sostenuto (sì, avete sostenuto lei, non i palestinesi che essa non rappresenta affatto, e anzi danneggia). Avete sostenuto, pur di andare contro Israele, dei terroristi che vogliono talmente bene ai palestinesi che, dopo aver fatto mattanza brutale di civili solo perché ebrei, e aver causato una dovuta reazione che ristabilisse il principio di deterrenza grazie a cui Israele protegge la sua sopravvivenza in vita da stati (Iran) e organizzazioni terroristiche che ne vogliono un secondo definitivo olocausto, li usa come scudi umani nascondendosi in ospedali, nidi e scuole, alcune costruite e mantenute con i soldi dell’Occidente di cui vaneggia la distruzione.
Solo una domanda: dov’eravate quando la guerra siriana, di palestinesi ne ammazzava a mazzi? Tutti a casa, zitti. Quanta coerenza. Siete stati gli utili idioti di Hamas, i cui capi non sono sul campo di battaglia né a difesa di nessuno, ma asserragliati in lussuosi hotel a varie stelle in paradisi dove cullarsi su ricchezze miliardarie in euro di cui non vi domandate nemmeno l’origine. Hamas vuole arricchirsi, uccidendo persone e progetto di pace, alla cui soluzione siamo però assai più vicini. Perché gli stati arabi moderati hanno scelto il benessere cui la pace è necessaria: non c’è spazio per il fanatismo omicida. Mollati da tutti, tranne che dall’Iran, i terroristi sono per fortuna nell’angolo. Certo, esagerare sul piano militare produrrebbe un risentimento che rischia di produrre generazioni di palestinesi risentiti, terreno fertile per altri mercenari di morte.
Dunque servono misura e progettualità per garantire “due popoli, due stati” e chiudere la partita con beneficio di tutti noi. Non una passeggiata, per carità: l’Onu, finora buono solo per farci un bel condominio sull’East River, dovrà contribuire alla exit strategy che garantisca la pace tra palestinesi e israeliani, e alla prodromica impossibilità di ricostituzione di Hamas. Agli israeliani l’obbligo di contribuire risolvendo la questione coloni in Cisgiordania; ai palestinesi quella di soffocare eventuali focolai estremistico terroristici in casa sua. Alla fine, Hamas i conti li aveva fatti male. Credeva di riuscire a tirarsi dietro i paesi arabi in uno scontro di civiltà e geopolitico ritagliandosi il profilo di ago della bilancia, e invece è finita a essere considerata da tutti, più o meno esplicitamente, un reprobo da schiacciare. La morale della favola per cui la voglia di crescita e benessere batte il terrore è una buonissima notizia. E Hamas non mancherà a nessuno. Forse solo a qualche esibizionista antisemita. Che presto dovrà trovarsi un’altra battaglia da perdere.
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