Carlo Calenda torna a commentare la scelta di Matteo Renzi di svoltare a sinistra. Il leader di Azione, che ha criticato il suo ex alleato poi competitor, ha parlato anche del futuro del suo partito e di come vede il centro politico in Italia.
Calenda su Renzi: pensavo di essere l’ultimo pirla
“Pensavo di essere l’ultimo pirla che si era fidato di Renzi, non ero l’ultimo e questo mi rassicura dal punto di vista psicologico. L’unica cosa che mi sento di dire è in bocca al lupo a Elly Schlein“. Così Calenda dalle pagine del Quotidiano nazionale ha parlato della decisione di Renzi di optare per entrare nel campo largo a sinistra come costola “blairiana“, almeno così l’ha chiamata l’ex premier.
Calenda mette Azione al centro
Alla domanda sul posizionamento di Azione al centro, a costo di rimanere da soli, Calenda è certo: “Lo scontro perenne tra centrodestra e centrosinistra non porta da nessuna parte. È finzione teatrale: se Schlein pensasse che La Russa è un fascista non lo prenderebbe certo a pacche sulle spalle nella partita del cuore. La politica in Italia è diventata uno spettacolo che serve per far dimenticare agli elettori i problemi concreti”. “Se pensassi anche io che la politica è solo mero tatticismo, impiegherei dieci minuti a entrare nella coalizione di centrosinistra, chiedendo qualche posto sicuro. Ma poi quanto è destinato a durare quel governo che non è d’accordo se stare o non nella Nato, o se ci sono dentro i Cinquestelle che continuano a dire ‘viva il Venezuela‘? Mi spiace, ma non ragiono così. Sono consapevole che per rompere il bipolarismo serve tempo. Ma qualcuno ci deve provare, e quando le cose vanno male, ci si rialza e si ricomincia” aggiunge l’ex ministro, sottolineando comunque: “Non sarò io a rompere il bipolarismo, arriverà prima la Storia”.
Azione è unita, secondo Calenda
Da settimane rimbalzano voci su possibili spaccature all’interno di Azione. Si è parlato della possibilità di fuoriuscita di alcuni dirigenti in direzione Forza Italia, come Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e lo stesso Enrico Costa, con cui alcune frizioni ci sono state dopo le elezioni europee. Ma Calenda smentisce tutto. “Non c’è nessuna spaccatura negli organi di Azione. La mia relazione in direzione è stata approvata all’unanimità“. E il leader di Azione non teme fughe: “Per me la politica non è un gioco di società per cui una volta stai con il M5s, una volta voti La Russa e poi ritorni con M5s come ha fatto Renzi. Noi dobbiamo dare soluzioni ai problemi”.
Poi arriva il nodo di come schierarsi nelle prossime elezioni, perché va bene il centro ma si rischia di rimanere col cerino in mano. Calenda è chiaro: “Noi dobbiamo sempre cercare prima di tutto un accordo con le opposizioni: non siamo equidistanti tra governo e minoranze. In Emilia-Romagna appoggeremo il candidato democratico Michele de Pascale. L’unica cosa che ci permettiamo di dire è che a livello nazionale non c’è un’agenda di governo del centrosinistra. Il Pd non può averla per non scontentare nessuno e se l’agenda fosse quella di M5s, Avs e della sinistra Pd l’Italia andrebbe in default. Ecco perché anche se non è facile costruirla serve una forza al centro”.