Lo studente egiziano rischia cinque anni di carcere
Calvario infinito per Zaki, altro rinvio dell’udienza: “Incontro Meloni-al-Sisi non ha portato a nulla”
Un altro, l’ennesimo rinvio per il suo processo. E a farlo sapere è stato lui stesso, Patrick George Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna arrestato al suo arrivo all’aeroporto del Cairo il 7 febbraio del 2020 e scarcerato solo l’8 dicembre del 2021. “Penso sempre a quando tornerò a Bologna, ai miei studi, a resistere di fronte a tutti questi rinvii”, ha detto all’Ansa lo studente. Il processo è stato aggiornato al 28 febbraio “per completare le procedure dell’udienza” ha aggiunto Zaki. Secondo i legali e gli attivisti della pagina “Patrick Libero” l’udienza si è chiusa “senza completare l’ascolto della memoria difensiva”.
Zaki rischia cinque anni di carcere. Resterà in libertà, dopo aver passato 22 mesi in custodia cautelare in carcere. Su di lui vige un divieto di espatrio e non può lasciare l’Egitto. Era stato arrestato con le accuse di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie, propaganda per il terrorismo. È sotto processo presso una Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori (o d’emergenza). Le accuse più pesanti, legate ad alcuni post pubblicati su Facebook, potrebbero cadere. Le imputazioni minori potrebbero comportare comunque lunghe pene detentive.
Il 31enne è imputato per un articolo del 2019 in cui prendeva le difese dei copti, la minoranza cristiana d’Egitto, sottolineando le sanguinarie persecuzioni del sedicente Stato Islamico (Isis) degli anni precedenti e due casi di discriminazione sociale e giuridica. Il suo caso era stato anche al centro di un incontro a margine del vertice mondiale sul clima Cop27 in Egitto tra il Presidente Abdel Fattah al-Sisi e la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni.
Per l’organizzazione umanitaria Amnesty International è “abnorme” il rinvio al 28 febbraio. “La nona udienza del processo si terrà quando saranno stati superati abbondantemente i tre anni dall’inizio di questa persecuzione giudiziaria. Va ricordato che Patrick è sotto processo per aver difeso la sua comunità, la minoranza cristiano copta, parlando della discriminazione che subisce. Forse neanche questo argomento può interessare il nostro governo?”, ha detto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty. “Avevamo detto dopo l’incontro di Giorgia Meloni con Abdel Fattah al-Sisi che il calendario avrebbe fornito subito una occasione per verificare se quel colloquio avrebbe portato a qualcosa di nuovo e la risposta che arriva oggi da Mansura è che non ha portato nulla di nuovo, non ha prodotto risultati, tutto come prima, ci sono questioni riguardanti i diritti umani tra Italia ed Egitto che non si riescono ad affrontare”.
L’udienza di questa mattina a Mansura era stata interrotta quando un procuratore si è “arrabbiato” perché uno degli avvocati dello studente egiziano ha cominciato a parlare di presunte “carenze” nella conduzione delle indagini e mancanza di “neutralità” della Procura. Lo ha raccontato all’Ansa Hoda Nasrallah, capo del pool legale di Zaki che ha commentato: “È sempre così, tu esprimi i tuoi argomenti e, certo, la controparte si arrabbia. Ma non è una gran cosa. Il mio team legale è composto da quattro avvocati. Mentre il terzo stava parlando li hanno fermati: c’è stato un piccolo scontro e poi hanno post-posto al 28 febbraio”.
Nasrallah si aspettava di poter continuare la presentazione degli atti di difesa al ritorno dei giudici dalla Camera di Consiglio, “avevamo con noi le prove per confermare l’autenticità di tutto quanto pubblicato nell’articolo”. I legali tra tre mesi non completeranno l’udienza orale “ma presenteremo solo gli atti della difesa”. All’udienza erano presenti anche un diplomatico italiano e rappresentanti di Unione europea, Usa, Canada e Irlanda nell’ambito di un monitoraggio europeo dei processi rilevanti per il rispetto dei diritti umani in Egitto. Presenza permessa su invito dell’ambasciata italiana al Cairo.
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